Maltempo, il Piemonte chiede lo stato di emergenza. Gravi danni in Val Bormida, ancora in 570 senza casa

Subito dalla Regione 3 milioni per i primi interventi d'urgenza. Il punto sui danni, provincia per provincia, e delle maggiori criticità

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Quasi 400 persone ancora isolate e più di 570, sulle oltre 620 evacuate tra sabato e domenica, ancora non rientrate nelle proprie case. Centinaia di frane (tra 400 e 500 fenomeni), ponti, strade e infrastrutture compromesse, che hanno causato l’isolamento di comunità e frazioni.

«Il post alluvione fa emergere una situazione difficile in gran parte del Piemonte, con i danni più consistenti nel Basso Piemonte – sottolinea l’assessore alla Protezione civile, Infrastrutture e Trasporti della Regione Piemonte Marco Gabusi –. Ieri sera è stata firmata la richiesta di stato di emergenza a cui allegheremo spero già in giornata una prima stima dei danni per ottenere i fondi per i lavori di somma urgenza. Solo per il Basso Piemonte potremmo essere intorno ai 50 milioni, ma attendiamo le valutazioni dei tecnici».

L’area maggiormente danneggiata risulta essere quella intorno al Bormida, che coinvolge alessandrino, astigiano, cuneese e versante ligure. Proprio in questo territorio, a Cairo Montenotte (SV) era in programma domani, mercoledì 27 novembre, l’incontro tra il presidente della Regione Piemonte Aberto Cirio e l’assessore alla Protezione civile Marco Gabusi con il governatore ligure Giovanni Toti e i sindaci della Val Bormida, sulle iniziative congiunte da attivare dopo il maltempo che ha colpito pesantemente i due territori.

Incontro purtroppo annullato a causa di una nuova allerta arancione in Liguria. «Piemonte e Liguria hanno molte analogie, sono territori fragili – sottolineano i presidenti Cirio e Toti -. Bisogna agire sulla prevenzione. Non possiamo andare avanti di stato di emergenza in stato di emergenza. Chiederemo al Governo un Piano straordinario sul dissesto idrogeologico. Non si possono tenere le risorse bloccate al Ministero dell’Ambiente senza far partire le opere, per poi spendere i soldi dopo rincorrendo l’emergenza come si sta facendo oggi. Insieme a questo serve una profonda semplificazione normativa. Si parla tanto di scudo penale, diamolo ai sindaci per consentirgli di mettere in sicurezza il loro territorio senza rischiare una denuncia».

«Bisogna anche rendersi conto che le piogge, le frane e le alluvioni non guardano i confini – aggiunge l’assessore Gabusi -, per cui se si parla di piano straordinario bisogna fare considerazioni di carattere territoriale e non meramente regionale. Come abbiamo detto ieri al ministro Dadone ad Alessandria, passata la prima fase di emergenza, che si occupa della sicurezza delle persone e delle grandi arterie stradali, è indispensabile attivare la fase due per il ripristino della viabilità ordinaria in tutte le aree colpite. Viabilità indispensabile per il transito dei mezzi pesanti legati alle attività locali e al trasporto regionale e interregionale. Pensare di tardare questo transito per più di una settimana o dieci giorni significa ammazzare l’economia locale. Per questo motivo con l’assessore Tronzano abbiamo individuato la possibilità un prelievo dal Fondo di riserva di tre milioni di euro per integrare le richieste che avanziamo al Consiglio dei Ministri e al Dipartimento di Protezione civile. In pochi giorni saremo anche in grado di fare un bando specifico per mettere a disposizione anche piccole somme per i gruppi di protezione civile».

La richiesta di stato di emergenza, indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al Capo del Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli, fa riferimento all’alluvione che ha interessato il territorio delle province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Città Metropolitana di Torino e Vercelli tra il 21 e il 25 novembre. In particolare, riguarda i danni agli edifici e alle infrastrutture e permette di sbloccare i fondi necessari per i lavori di somma urgenza non appena sarà trasmessa la stima dei danni.

Tra gli effetti di queste ultime piogge torrenziali, numerosi alluvionamenti dei corsi d’acqua principali e secondari e i fenomeni franosi hanno comportato la chiusura delle autostrade A21 (Torino- Piacenza) tra Asti e Villanova d’Asti, A5 (Torino -Aosta) in corrispondenza di Quincinetto e della linea ferroviaria Alessandria-Savona ad Acqui Terme. Forti i disagi anche per la chiusura della A6 (Torino – Savona) a seguito del crollo del viadotto in località Madonna del Monte nella zona di Altare (Sv).

Oltre alle reti stradali, i corsi d’acqua oltre il livello di pericolo e le numerose frane hanno anche fortemente compromesso le linee telefoniche ed elettriche, oltre a acquedotti, fognature e impianti di depurazione. Si stimano parecchi danni ai privati, alle attività produttive e al settore agricolo.

Come indicato nella richiesta di stato di emergenza, la situazione è particolarmente critica in provincia di Alessandria dove i torrenti Scrivia, Bormida, Orba e Stura, nonché tutta la rete idrografica secondaria, hanno superato le soglie di pericolo. Gli argini del fiume Tanaro e Bormida, sopraelevato in somma urgenza, del nodo idraulico della città di Alessandria sono stati monitorati scongiurando danni immediati, tuttavia il rio Lovassina è esondato provocando disagi alla popolazione della frazione Spinetta Marengo. È emergenza idrica nelle valli Orba, Borbera e Grue per l’interruzione della rete acquedottistica. Numerose le borgate isolate a causa delle frane.

Nel Cuneese le esondazioni hanno provocato danni nel comune di Cardè dove il rio Riondino ha invaso il centro abitato, mentre a Barge il rio Secco ha allagato una parte dell’abitato e il torrente Ghiandone è esondato interrompendo la viabilità principale.
Frane e crolli rocciosi hanno compromesso la viabilità nelle Langhe e nel Monferrato astigiano e alessandrino, nel settore pedemontano del Canavese, delle Valli di Lanzo, del biellese e in Val Sesia, tra cui Venasca dove 17 nuclei familiari sono stati evacuati e 40 abitazioni sono rimaste isolate.

Si prevede che nei prossimi giorni i fenomeni franosi subiscano un peggioramento e un incremento sulle fasce collinari e montane, mentre in montagna si registrano slavine che non hanno fortunatamente determinato danni.

c.s.