Ambiente raffinato e informale, luminoso ed essenziale come vuole
la contemporaneità, ma molto ricercato e originale
Unione lavorativa che è diventata anche di vita è quella tra Federica e Kim, che questo destino lo sognavano fin da bambini. Lei a 4 anni immaginava di preparare le meringhe nel suo ristorante giocando nel cortile di casa; lui, in Corea del Sud, sapeva che avrebbe fatto della cucina la sua ragione di vita perché mamma e papà erano proprietari di un ristorante e poi perché l’esperienza da Antonino Cannavacciuolo non poteva che essere il trampolino di lancio verso nuove orizzonti e nuove sfide.
Federica e Kim si sono incontrati nelle cucine del ristorante “Massimo Camia” per poi proseguire da Davide Palluda all’“Enoteca” di Canale e da Ugo Alciati. Così hanno capito che l’unione caratteriale li avrebbe portati a “fondersi” anche nella vita e a dar vita a un locale proprio, Uri Sapori Condivisi.
Uri è il termine coreano che significa “noi”, “nostro” e indica soprattutto un senso di comunità, unità e famiglia. Attraverso questo termine c’è il desiderio di condividere con tutti i clienti la passione per i sapori.
Kim ama sperimentare e imparare a ricercare e riconoscere i migliori prodotti, innanzitutto del territorio, ma anche ben aldilà, per mettere a punto piatti che esaltino appieno le autenticità. L’obiettivo è creare piatti buoni e sani, con ingredienti semplici, come le verdure che coltivano nel loro orto, senza creme, salse, spume, ma prediligendo la semplicità per non modificare troppo l’ingrediente base del piatto.
Da Uri vengono proposti due menu: uno della tradizione e uno leggermente più innovativo nel pensiero. In ciò che fa riferimento alla piemontesità, per esempio, si trovano il vitello tonnato, la carne cruda battuta al momento, i tajarin, i plin di carne, il carré di agnello… Tutta la pasta è rigorosamente fatta a mano, come il pane e i grissini.
E poi c’è un “menu” più innovativo (niente di coreano come in molti credono, vista l’origine di Kim) all’interno del quale si trova il “sandwich” croccante di faraona: due cialde croccanti e leggere con al centro il petto di faraona scottata in padella, insalatina e salsa bernese. L’aspetto curioso è che viene servito in cartoccio e consumato proprio come un panino, con le mani.