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Il grido di dolore delle imprese artigiane per la crisi dell’ex Ilva: “Rivendichiamo i nostri pagamenti ed esigiamo risposte per il futuro”

Per Confartigianato Cuneo servono misure urgenti per salvaguardare imprese e posti di lavoro

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«Semplicemente, rivendichiamo i nostri diritti. Vogliamo essere pagati. Ed esigiamo risposte certe e concrete sul futuro nostro e dei nostri dipendenti».
Non usano mezzi termini le imprese artigiane coinvolte dalle ripercussioni che la crisi dell’ex Ilva sta riversando anche sul territorio cuneese.

«La situazione è drammatica. – denunciano le molte imprese interessate direttamente e indirettamente dall’indotto della multinazionale – Non solo ritardi dei pagamenti, che dovevano essere effettuati settimane fa, ma ora abbiamo difficoltà a contattare i loro stessi uffici. Rischiamo di chiudere, mettendo in difficoltà anche le famiglie dei nostri dipendenti».

Anche in provincia di Cuneo, infatti, sono tante le attività produttive fornitrici di beni e servizi della grande industria, tra cui proprio l’ex Ilva di Taranto. In generale, nel cuneese, si possono stimare oltre 400 imprese operanti in misura esclusiva o prevalentemente nel comparto della subfornitura. L’offerta spazia dalla formatura a caldo e a freddo dei metalli ai trattamenti termici e di superficie, dalla fornitura di parti di ricambio alla realizzazione di macchine utensili, dalla produzione di attrezzature di precisione allo stampaggio di particolari in plastica o gomma, alla realizzazione infine di materiale tipografico vario.

«Le imprese artigiane che rappresentiamo – dichiarano Luca Crosetto e Giorgio Felici, rispettivamente presidente provinciale e regionale di Confartigianato – sono sconcertate dall’esito che sta avendo la gestione della crisi da parte del Governo, una crisi che parte da lontano e che si sta trascinando senza l’assunzione di decisioni coese e ferme nell’interesse non solo dei dipendenti dell’ex Ilva ma anche delle imprese dell’indotto. Non è più possibile tollerare l’inerzia della politica di fronte allo smantellamento sistematico degli assets strategici del Paese, che purtroppo va a vantaggio della concorrenza estera. Si pone quindi un problema morale rispetto alla necessità di tutelare la sopravvivenza del sistema delle imprese italiane».

«Di fronte all’attuale incertezza che si percepisce guardando la gestione dell’intera vicenda da parte delle autorità centrali – aggiungono Ugo Arnulfo, presidente nazionale della Carpenteria Meccanica, e Sebastiano Dutto, rappresentante provinciale e presidente regionale Meccanica e Subfornitura di Confartigianato – chiediamo che la Regione Piemonte si faccia parte attiva nei confronti del Governo affinché vengano adottate tutte le misure utili ad evitare il disastro che si sta palesando con la chiusura dell’ex Ilva, chiusura che metterà in ginocchio anche le nostre imprese artigiane della subfornitura e dell’indotto che già hanno dovuto fare ricorso al loro patrimonio personale o a indebitarsi per sopperire alle difficoltà derivanti dai mancati incassi delle commesse avute dalle precedenti proprietà e che certamente non potranno sostenere ulteriori mancati pagamenti».

In assenza di interventi adeguati da parte delle istituzioni – concludono da Confartigianato – attueremo iniziative di protesta e sensibilizzazione ancora più forti ed incisive.