“L’ultimo della sta­gione, il pri­mo dell’anno”: questo lo spirito del tartufo bianco d’Alba
“Roc­che del Roero”, primo “cru” d’Italia, che inizia il 2020 con quattro imperdibili appuntamenti per “gourmand”.
Il primo si è svolto al ristorante “La Madernassa” di Guarene dove lo chef bistellato Michelin Michelangelo Mammoliti ha deliziato i commensali con audaci accostamenti.
Il 10 gennaio sarà il ristorante “21.9” di Piobesi d’Alba con lo chef Flavio Costa (una stella Michelin) a esaltare le sue portate con il profumato “re della terra”, poesia di madre terra.
Un viaggio alla scoperta dei sapori sarà proposto venerdì 17 gennaio al ristorante “Il centro” di Priocca (una stella Michelin), con le unicità della tradizione proposte dallo chef Elide Mollo.
Il 24 gennaio si potranno esplorare le seduzioni gastronomiche ricercate dallo chef Davide Palluda del ristorante “All’Eno­teca” di Canale (anch’egli una stella Michelin).
La serie di appuntamenti si concluderà venerdì 31 gennaio a Santo Stefano Roero, con l‘evento “L’ultima notte del tartufo”.
Presso il “Palarocche”, a partire dalle 19, si svolgerà, la chiusura della stagione del tartufo bianco d’Alba alla presenza dei “trifolao” di Langhe, Roero e Monferrato.
Si sta dunque svolgendo un affascinante percorso con al centro il pregiato tartufo bianco d’Alba “Rocche del Roero”, il cui primo esemplare del “cru” con questa denominazione è stato consegnato a Roberto Benigni in occasione della ma­nifestazione per il premio
“Lan­ghe, Roero, Monfer­ra­to” organizzato dalla “Film Com­mission Torino Pie­monte”, in collaborazione con la Fon­da­zione piemontese per la ricerca sul cancro di Candiolo, il Museo na­zionale del cinema e “Pie­monte land of perfection”.
Il “cru” denominato “Rocche del Roero” è la testimonianza concreta del valore dell’eccellenza messa in campo nella tartufaia di Santo Stefano Roero, la più grande d’Italia, che il sindaco, Renato Maiolo, ha intitolato al commendator Roberto Ponzio.
Andrea Rossano, instancabile “patron” di “Tartufingros”, è af­fermato protagonista internazionale grazie a quarant’anni di carriera, di commissioni importanti, come per esempio quella del Principe ereditario dell’Ara­bia Saudita, il quale per la cerimonia di investitura ha voluto un pranzo proposto da Alain Ducasse, con tartufi che pesassero dai 500 grammi a salire.
Quando entra in una stanza, Andrea Rossano porta con sé il profumo inconfondibile che solo il prezioso fungo può sprigionare, quel profumo che ha catturato anche Mauro
Colagre­co che, con il suo “Mirazur” di Mentone, è stato eletto il migliore ristorante del mondo 2019 e che è stato la base per gli oltre duecento commensali invitati alla cena di gala organizzata dall’associazione “Les gran­des tables du monde”, nel corso di una sontuosa cerimonia tenutasi nei rigogliosi giardini del­­la villa “Ephrussi de Roths­child”, a Saint-Jean-Cap-Ferrat.
Il tartufo è la sua passione e la trasmette quando, parlando del suo lavoro, gli si illumina lo sguardo e negli occhi gli si legge tutto l’amore per il suo territorio, per il “suo” Roero caratteristico per sabbie antiche di origine marina che fanno la differenza.
«Noi abbiamo avuto la fortuna di nascere in un territorio splendido, elementi unici, come le nostre colline, i nostri terreni, i nostri vini, i nostri imprenditori», dice Rossano. «Dove un tempo c’era il mare oggi ab­biamo una terra ricca di boschi e colline, prezioso scrigno per pregiati tartufi bianchi e per i filari delle vigne che decorano le colline e i terreni di sabbia e argilla in cui le viti affondando le radici, do­ve talvolta affiorano ancora, e non di rado, fossili marini e con­­chiglie. è una terra, il Roe­ro, che racchiude un’anima a­spra, selvaggia nelle rinomate Rocche, alternanza di un terreno che da rosso scuro di­venta co­lor sabbia, proprio co­me u­no dei suoi prodotti più pregiati: il tartufo bianco d’Al­ba. Una terra, quella del Roe­ro, che oggi presenta un pa­niere di eccellenze come le fragole, gli asparagi, le pesche, le pere, i no­stri grandi vini come il Ro­ero Docg, terzo grande vino rosso su base uva Nebbiolo del Piemonte, frutto di un “pool” di valorosi e qualificati produttori di grande classe ed eleganza e, naturalmente, il prezioso tartufo bianco. Ecco, da questi fattori non poteva che scaturire un territorio ricco, che nel giugno 2014 l’Unesco ha inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità e che io porto nel cuore e condivido, con fortissima passione, con i miei tanti amici e clienti nel mondo intero, sempre presenti ai nostri eventi!».