Una lettera della signora Carla Giordano, recentemente pubblicata da un settimanale cittadino, ci ricorda un pezzetto di storia della caserma Montezemolo, costruita più di 70 anni fa a monte di Piazza d’Armi ed intitolata al colonnello Cordero Lanza di Montezemolo, nativo di Mondovì e fucilato alle Fosse Ardeatine nel 1944.
Il colonnello Montezemolo fu uno dei militari italiani che, dopo l’8 settembre 1943, con una peculiare forma di resistenza si opposero, a prezzo della vita, all’occupazione tedesca ed alla violenza fascista. In un tempo senza memoria come il nostro, troviamo importante ricordare la storia dei luoghi, che ci aiuta a capire da dove veniamo, a renderci conto che un albero, una strada, una costruzione possono avere un forte collegamento con la vita degli uomini e con la loro storia, contribuendo a costruire l’originalità di una città.
Crediamo e sosteniamo da tempo che pensare alla rigenerazione dei luoghi della città non sia soltanto una necessità per limitare il consumo di suolo, ma che la rigenerazione sia un discorso complesso con passaggi precisi e, insieme, sia un metodo di lavoro che richiede il rigore di un procedimento matematico.
Nella rigenerazione dei luoghi interviene una visione larga e lunga della città, la lettura dei bisogni la partecipazione di tutte le componenti sociali, il rispetto dell’ambiente, la mobilità sostenibile, il risparmio energetico, l’urbanistica e l’architettura e, non ultima, la storia dei luoghi da rigenerare. Componenti che, del resto, sono sottolineate in ogni premessa ai bandi di finanziamento per questo tipo di interventi, per cui se un’Amministrazione li ignorasse o li distorcesse, non potrebbe parlare di rigenerazione urbana.
Date queste premesse non possiamo pensare al progetto in piazza Europa come ad una rigenerazione e crediamo che sia erroneo e fuorviante parlare di rigenerazione nel caso dell’ex deposito Montezemolo, se davvero trovassero attuazione le intenzioni dell’amministrazione di costruirvi una grande piastra per non meglio specificati “eventi”.
Come per piazza Europa, anche nel progetto Montezemolo si ignora l’ascolto delle componenti sociali e, nel caso dell’ex deposito carburanti, si calpesta l’anima del luogo racchiusa nel verde dei viali. Si dimentica, inoltre, l’originario proposito di realizzare, sul parco, un innovativo polo cittadino all’interno di un ambiente naturale, snodo di un percorso verde e sicuro che collegando le parti est ed ovest della città, riesca anche a dare un significato al non-luogo che è oggi piazza della Costituzione.
Le scelte dell’Amministrazione, purtroppo, hanno a che fare con una visione provinciale della nostra città con la convinzione, ormai palese, che Cuneo sarà moderna e turisticamente appetibile solo se riusciremo ad organizzare “grandi eventi”, ad imitazione delle grandi città che hanno vocazioni e risorse ben diverse.
Spinta da questo spirito di emulazione, l’Amministrazione è disposta a sacrificare un luogo ambientalmente e storicamente significativo – e, tutto sommato, scarsamente adeguato all’uso che se ne vuol fare – quando esistono aree già attrezzate con dispendio di ingenti risorse comunali e desolatamente inutilizzate, come il MIAC, o facilmente adattabili come la zona circostante il Palazzetto dello sport.
Ci chiediamo se, invece di importare da fuori iniziative che poco o nulla hanno a che fare con la nostra città, non sia più giusto ed anche conveniente, lavorare per esaltare le caratteristiche ambientali di Cuneo, città verde dei parchi e dei viali, della vita all’aria aperta, e quelle storiche di città di confine, segnata da tradizioni di resistenza agli assedi e alle dittature.
Perché non pensare che queste caratteristiche storiche della nostra città, originali e non rinvenibili altrove, non possano trovare una valorizzazione e connotarla più e meglio di pseudo-eventi che si possono ritrovare da qualunque altra parte? Perché, scendendo a considerazioni più terra-terra, non dovrebbe funzionare in fatto di richiamo turistico, la stessa logica che spinge le persone a cercare il ristorante particolare o un capo di vestiario che nessun altro ha?
Apriamo un tavolo per ragionare su cosa realizzare all’interno dell’ex deposito carburanti, ma teniamo ferma la necessità di rispettare e tutelare la bellezza naturale e, insieme, il valore delle memorie evocate dal luogo.