Lieve è il dolore che parla. Il grande dolore è muto recita una famosa frase di Seneca. E di considerazioni e parole su quella ingiuriosa scritta nera “Juden hier” (“qui c’è un ebreo”) con la stella di Davide, se ne sono spese tante. Ieri sera, invece, il gesto più significativo lo ha fatto il silenzio del corteo che dal Municipio di Mondovì ha attraversato corso Statuto per raggiungere piazza Carlo Ferrero, da dove, in piccoli gruppi, le persone hanno reso omaggio alla casa della famiglia Rolfi.
Mondovì, che ha tanto da offrire e da raccontare, non è finita sulle pagine dei media nazionali per le mongolfiere, per la ceramica o per le sue magnifiche bellezze artistiche, in questi ultimi giorni è stata marchiata dal nero di quella scritta che riporta tutti indietro di circa 80 anni, al pogrom della notte dei cristalli, avvenuto nel 1938.
In migliaia si sono radunati a Mondovì, la comunità ebraica, i Sindaci, le associazioni, i ragazzi delle scuole, le famiglie e fortunatamente tanti bambini.
Per capire bisogna conoscere e per conoscere serve qualcuno che spieghi i fatti e non è un compito solo della scuola. La prima educazione viene dalla famiglia e il messaggio più grande lo ha dato una delle tante mamme presenti, che si è fermata di fronte alla casa di Aldo Rolfi per spiegare alla sua bambina il senso della scritta e del perché eravamo tutti lì.
Non importa quanti anni abbiano i bambini, molto spesso capiscono molto meglio dei grandi ed e importante che sappiamo che viviamo in una parte di Italia che è stata profondamente toccata da questa parte di storia, più di altre.
In un campo di sterminio bisogna andarci per immaginare anche solo la minima parte degli orrori che sono stati consumati entro le mura cintate dal filo spinato e per vergognarsi di far parte del genere umano.
La scorsa estate sono stata a Mauthausen e ho cercato il nome di Guido Calleri in un libro immenso, che riporta i nomi di tutti i deportati del campo. L’ho cercato perché è parte di Mondovì e la città gli ha dedicata una pietra d’inciampo lo scorso anno. Il libro è in una sala dopo i forni crematori, dove su alcuni pannelli a led sono indicati tutti i nomi del libro. Regna un silenzio nero in quel posto. Qualunque essere umano che possa dirsi tale resta muto.
L’incresciosa scritta di Mondovì, di chiunque sia opera, resta l’atto di una mente profondamente ignorante, che oltre a non conoscere bene la storia della famiglia Rolfi, che, lo ricordiamo, non è ebrea, non conosce neanche la città, che ieri è scesa in strada per dimostrare che non esiste forza più potente di quella del ricordo.
Nel video che segue alcuni momenti della serata di ieri e il ringraziamento di Aldo Rolfi ai monregalesi: