Buongiorno, sono un papà e qualche giorno fa ho assistito ad una partita del campionato Under 13 di pallavolo, categoria nella quale gioca mia figlia. Confronto equilibrato, deciso soltanto nel tiebreak. I primi due set vinti dalla squadra A, il terzo e quarto aggiudicati dalla squadra B, nel quinto si è imposta la squadra A facendo esplodere di gioia l’allenatore che ha esultato come se avesse appena conquistato un titolo mondiale. Come da regolamento entrambe le squadre erano composte da 12 giocatrici.
Al termine della partita ho sentito la necessità di congratularmi con il coach della squadra sconfitta. Pur perdendo la partita è riuscito a dare una vittoria sportiva alle proprie atlete impiegandole tutte nel corso dei 5 set a differenza dell’allenatore della squadra vincente che ha invece deciso di avvalersi delle solite 6 giocatrici impedendo alle altre 6 di partecipare nonostante gli errori dovuti alla stanchezza ed al calo di concentrazione commessi dalle atlete schierate.
Molto probabilmente se l’allenatore della squadra B avesse impiegato le stesse ragazze del quarto set anche nell’ultimo avrebbe ottenuto la vittoria. Quale messaggio è arrivato alle ragazze rimaste fuori? In un campionato provinciale di questa categoria, non trattandosi di settori giovanili di squadre professionistiche, si dovrebbe insegnare il concetto di squadra: si vince insieme, si perde insieme.
Chiaramente crescendo le cose cambiano e lo sport diventa più competitivo, ma a questi livelli gli allenatori non dovrebbero perdere di vista l’obiettivo principale cioè insegnare i valori dello sport. Spesso invece, purtroppo, i coach si comportano come quello della squadra A, portando a casa quella vittoria vuota incuranti dei danni provocati all’autostima dei nostri figli. Mi auguro che la federazione possa trovare il modo di evitare che uno sport così bello venga inquinato da individui privi di buon senso disposti a tutto pur di sentirsi protagonisti.
Davide Tuninetti