Chi ha la miglior reputazione “on-line” in Italia tra i dirigenti del settore “food”? Lo rivela l’edizione italiana della rivista statunitense “Forbes”, la quale stando ai dati dell’osservatorio di “reputation science” che ogni mese analizza l’andamento della “web reputation” dei “top manager” delle principali aziende nazionali, incorona Giovanni Ferrero.
L’”executive chairman” di “Ferrero” (con un punteggio di 45,93) sale sul gradino più alto anche in virtù del grande successo ottenuto da “Nutella Biscuits”. Un successo per il quale si è lavorato a lungo, come testimoniano le parole con cui i vertici dell’azienda avevano
accompagnato l’approdo sul mercato del nuovo prodotto dolciario. «In linea con i valori “Ferrero” e in linea, soprattutto, con l’insegnamento di Michele Ferrero, abbiamo progettato e realizzato la linea grazie alla nostra Divisione ingegneria per essere certi che il nostro processo produttivo fosse unico. Sappiamo, infatti, che realizzare processi produttivi distintivi consente di creare prodotti altrettanto unici e inimitabili».
«“Nutella”», come ha sottolineato nei giorni del lancio di “Nutella Biscuits” proprio Giovanni Ferrero, «è diventato più che un iconico “love brand”, un fenomeno di aggregazione sociale, di costume italiano in cui si celebra un rapporto d’amore con questa grande marca».
La classifica resa nota da “Forbes”, riferita al periodo dicembre-gennaio, prosegue con un secondo posto ancora albese. È infatti Oscar Farinetti (con il punteggio di 44,82), fondatore di “Eataly”, a beneficiare in termini di reputazione “on-line” del lancio di “Green Pea” il centro commerciale ecosostenibile che aprirà a Torino e del passaggio di consegne dei pieni poteri operativi della “governance” di “Eataly” al figlio, Nicola Farinetti.
«Mi fa piacere il riconoscimento», commenta Oscar Farinetti, «in particolar modo perché arriva dall’“on-line”, un mondo in cui in genere i commenti non sono teneri nei confronti di chi fa impresa, ma che è sempre molto attento nel recepire e comprendere le novità che si presentano. Sono poi orgoglioso di essermi posizionato alle spalle di una realtà seria e importante come “Ferrero”».
«Questi riconoscimenti vengono dopo una serie di risultati eclatanti», conclude Farinetti, «che hanno visto svettare Alba e il suo territorio. Siamo reduci, per esempio, da un grandissimo evento a New York, con il gruppo dei produttori di Barolo andati insieme in America per raccontare la meraviglia dei nostri vini, ottenendo un successo e una risonanza enormi. Stiamo raccogliendo il risultato di tanti anni di lavoro, con un successo che passa dall’agroalimentare, all’industria sino al commercio.
Un’altra vera e propria “istituzione” del territorio, la Banca d’Alba, prima in Italia tra gli istituti di credito cooperativo per numero di soci e seconda per volumi d’affari, ha di recente ricevuto dall’istituto tedesco Itqf e “La repubblica-Affari & finanza” l’attesto di “campione del servizio in Italia 2019-20” frutto di 230.000 giudizi di consumatori italiani, coinvolgendo 1.274 aziende appartenenti a più di 150 settori.
Il presidente di Banca d’Alba, Tino Cornaglia. spiega come l’istituto di credito cooperativo sia un riferimento all’interno di una «comunità in cui ognuno cerca di dare il proprio contributo, per un sano spirito di responsabilità. Non che si attivi una sfida tra di noi, ma in un contesto in cui tutti si danno da fare, nessuno vuole fare “brutta figura”, come si diceva un tempo. La voglia di fare, la voglia di crescere e il rispetto degli altri sono elementi portanti di una comunità in cui ognuno fa la sua parte e la fa al meglio. È sfidante vivere in un contesto del genere, ma non dobbiamo montarci la testa e usare il buon senso, che sono altre caratteristiche che rappresentano un punto di forza del nostro territorio».
Un altro soggetto che opera sul territorio, dando servizi e lavoro, è stato premiato nei giorni scorsi. Il gruppo “Egea”, infatti, è stato proclamato a Milano “Top utility” 2020 nella categoria “Consumatori e territorio” (ne parliamo diffusamente in altra parte del giornale, ndr).
L’ingegner PierPaolo Carini, amministratore delegato di “Egea”, commenta così il riconoscimento, e in parallelo, l’eccellenza che Alba e il suo territorio dimostra di saper
esprimere. «Noi siamo la sesta “multiutility” italiana, ma la prima non quotata in Borsa e, con il nostro miliardo di euro di fatturato, siamo più piccoli rispetto ai competitori che ci precedono. Abbiamo una caratteristica che trovo faccia parte della radice imprenditoriale di questo territorio: quella di avere l’ambizione non di essere i più grandi, ma diversi e nella nostra diversità sta la complementarietà rispetto ai primi. Questa idea di diversità caratterizza molte aziende di successo del nostro territorio, anche la più grande di tutte, la “Ferrero”, che sa distinguersi».
Alberto Cirio tiene alto il vessillo a livello regionale
«L’insegnamento di Michele Ferrero, “Lavorare, creare, donare”, è uno
dei segreti del successo di un territorio che sa fare la differenza»
Anche sullo scacchiera della politica locale Alba è stata capace di ritagliarsi un posto al sole.
Uno dei pochi candidati non torinesi ad aver ottenuto l’incarico di guidare la Giunta
regionale in mezzo secolo (il secondo proveniente dalla Granda, dopo Aldo Viglione) è l’albese Alberto Cirio, presidente della Regione dal giugno scorso, in questi giorni sotto i riflettori nazionali per la gestione dell’emergenza coronavirus in Piemonte.
Proprio sull’albesità era incentrato uno dei primi interventi che fece da Presidente della
Regione, in occasione della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba. «Credo che il segreto del successo di questo territorio stia nel suo Dna e nei suoi abitanti, che sono ciò che fa la vera differenza. Più in particolare, credo che il segreto del successo stia in tre parole che ci sono state insegnate da Michele Ferrero: “Lavorare, creare e donare”. Sono tre parole in cui anche l’ordine non è casuale, ma conta quanto i termini in sé. Prima bisogna lavorare e questo è un territorio laborioso, dove lavorano tutti. Se lavori puoi creare e solo se hai lavorato e creato allora puoi pensare a donare. Io credo che in questa consapevolezza stia la forza del territorio».
«L’“albesità” è qualcosa che ci portiamo dentro», aggiunge Cirio, «che qualcuno ci invidia e altri ci criticano. Ma è un valore che ci caratterizza come “langhetti” e che almeno in parte ritrovo in tutto il nostro Piemonte, una terra straordinaria verso la quale, come insegnano agli scout, abbiamo un dovere: cercare di lasciarla un po’ meglio di come l’abbiamo trovata».