Con il calcio fermo almeno fino al prossimo 3 aprile (anche se si fanno sempre più insistenti le voci che vorrebbero uno stop di tutta Italia almeno fino alle festività pasquali) è il dibattito “ripresa-non ripresa” a far parlare nelle ultime ore il mondo pallonaro piemontese.
Da un lato chi, se tutto rientrasse nella normalità, vorrebbe riprendere regolarmente, magari giocando fino a fine giugno, dall’altro chi, invece, vorrebbe chiudere ogni discorso, annullando quando fatto negli ultimi sette mesi.
Appartengono a questo secondo gruppo 28 presidenti che, su iniziativa di alcuni patron di società della provincia di Verbania, hanno messo nero su bianco la loro volontà di stoppare tutto, inviando una lettera al presidente della LND Piemonte-VdA Christian Mossino.
Tra i firmatari c’era un unico presidente cuneese: Corrado Beccacini, che ha fatto sapere che la volontà della Pro Dronero è quella di fermare tutto, se le condizioni dovessero rimanere incerte.
“Lunedì scorso, 9 marzo, sono stato contattato personalmente dal Presidente dello Stresa, il quale mi ha illustrato la drammatica emergenza sanitaria della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola chiedendomi se ero disponibile a firmare una richiesta rivolta al Comitato Regionale di non riprendere comunque i Campionati neanche dopo il 3 aprile. Ho accettato immediatamente non solo per solidarietà nei confronti di altre realtà calcistiche e dei territori da loro rappresentati (il calcio non è e non deve diventare egoisticamente una realtà a se stante!),ma anche perchè era facilmente prevedibile un veloce aggravarsi della situazione anche nel Cuneese, il che si è poi puntualmente verificato” – spiega ai nostri microfoni.
Una linea, questa, che però non tutti sembrano sposare, disposti a giocare se l’allarme dovesse rientrare già a metà aprile: “Ho il massimo rispetto per chiunque la pensi diversamente, ma sinceramente credo che l’emergenza sanitaria nella migliore delle ipotesi potrà incominciare a rientrare solo a tarda primavera e comunque si dimentica il fatto che è sufficiente il verificarsi all’interno di una Società di anche solo un caso positivo tra i propri tesserati per costringere tutti gli altri, dirigenti, tecnici, giocatori e collaboratori vari, oltre ovviamente agli ultimi avversari affrontati, ad entrare in una quarantena forzata che porterebbe comunque all’impossibilità di continuare regolarmente i vari Campionati”.
Insomma, stop a tutto perchè il calcio non è prioritario: “I miei giocatori mi hanno chiesto esplicitamente, prima ancora che questo diventasse obbligatorio, di non essere più obbligati ad allenarsi per paura del contagio, anche perchè, non dimentichiamolo, stiamo parlando di calcio dilettantistico ed ognuno di noi, in questo momento, ha ben altre preoccupazioni che non riprendere a giocare in un clima surreale,per obbiettivi sportivi che appaiono in questo momento completamente secondari rispetto a priorità ben più importanti”.
In caso di annullamento della stagione sportiva 2019/2020 resta però da risolvere il nodo legato a promozioni e retrocessioni, con ogni eventualità che rischierebbe di scontentare molti attori in gioco: “Ritengo che o ci sono le condizioni per riprendere regolarmente in assoluta sicurezza l’attività agonistica a fine aprile giocando poi tutti i turni ancora mancanti, ed ovviamente anche i play-off ed i play-out, senza i quali tutto sarebbe irrimediabilmente falsato, o altrimenti qualunque altra soluzione pasticciata sarebbe assolutamente assurda ed antisportiva, per cui ben venga serenamente l’annullamento dei campionati stessi,che in questo drammatico contesto sarebbe davvero l’ultimo dei problemi”.