Gentile Direttore, essendo un sopravvissuto al ‘68, ritenevo che il mio spirito d’adattamento all’innovazione fosse più elastico di quello dei miei genitori: mi sbagliavo!
Ho constatato con raccapriccio, in questo periodo d’emergenza corona-virus, che una parte della popolazione, al di sotto dei quarant’anni, pare cresciuta in assenza, pressoché totale, del comune senso del rispetto per il prossimo e per i principi etico/sociali, mentre i loro slogan, ripetuti spesso all’esasperazione, rigurgitano di termini come accoglienza, accettazione, condivisione (a quanto pare…incongruamente).
Infatti, proprio nel giorno della festa della Donna, ho letto post, inquietanti, scritti da giovani donne le quali “urlavano” la propria indisponibilità a rinunciare al loro “sballo da discoteca” e la loro insofferenza verso misure di prevenzione e protezione (definite fasciste) adottate per tutelare fasce di popolazione ultra-settantacinquenni, a quanto pare inutilmente.
Considerata la vicinanza, di questa parte di popolazione, per così dire…al “ fine corsa”. Per un attimo, rabbrividendo, ho chiuso gli occhi ed ho rivisto vecchi documentari “LUCE” dell’epoca bellica, inneggianti alle prodezze…”professionali “…d’un certo Dr Mengele,… ed ho rammentato, adattandolo, un famoso pensiero del grande accademico Piero Calamandrei: “Quando la politica (o una brutta copia di essa) entra dalla porta del comune buonsenso. Normalità e Verità fuggono, terrorizzate, dalla finestra”.
Dino Giordanengo