In fin dei conti, sovente sono proprio i particolari più minuti a lasciare i segni più profondi; anche quando si è in quarantena da quasi due settimane, per via della positività al coronavirus covid-19 e pure nel caso in cui il cittadino in questione non sia una persona comune, bensì il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.
«Ho accolto l’invito di accendere la luce del telefonino dal balcone con un po’ di curiosità», racconta Alberto Cirio, «e affacciandomi ho visto sui balconi di Alba tanta gente con il telefonino illuminato. Mi sono reso conto che ci sono tante persone che abitano di fronte a me o nella vie di fianco di cui non sapevo nemmeno l’esistenza, come loro non sapevano che esistessi io. Siamo tutti chiusi in casa, ma, paradossalmente proprio tale circostanza ci ha dato l’occasione di conoscere chi abita a fianco a noi».
Da soggetto asintomatico, l’albese ha vissuto il periodo di isolamento (che finirà nei prossimi giorni e prevederà quindi un nuovo tampone per accertare la negatività al virus) continuando a incontrare virtualmente tutti i soggetti interessati a vario titolo nella gestione dell’emergenza sanitaria e coordinando il lavoro dei suoi assessori e dell’Unità di crisi per intraprendere azioni concrete.
Nei giorni di isolamento, oltre a interfacciarsi con chi sul campo, operativamente si occupa di dirigere le operazioni e in parallelo Cirio ha quasi mai mancato di confrontarsi con i piemontesi, anche e sopratutto attraverso la sua pagina Facebook, sulla quale pressoché ogni sera da quando ha iniziato la quarantena condivide una diretta video.
«Le poche volte in cui non mi sono collegato per una diretta», spiega il Presidente, «ho ricevuto alcune centinaia di messaggi in cui mi si chiedeva se avessi avuto problemi di salute. Invece no: sto benissimo e lavoro ogni giorno a stretto contatto con chi opera sul territorio».
«In questi giorni ho colloquiato con tutto il mondo sanitario, attraverso i rappresentanti delle varie compagini, dalle sigle sindacali al personale della sanità, dai pediatri ai medici del Piemonte, dai medici ospedalieri, ai farmacisti e agli infermieri. L’ho fatto in primo luogo per dire loro “Grazie!”. So che ci sono tante difficoltà e problematiche e anche un po’ di tensione, come è normale a causa della stanchezza accumulata in tre settimane così intense, però dimostrano tanto amore per il Piemonte e grande passione per il proprio lavoro. D’altronde, se non hai passione, un mestiere in àmbito sanitario non lo puoi fare. Anche per questo è nostro compito difenderli, sostenerli e tutelarli, dotandoli dei dispositivi indispensabili per la loro proiezione. Stiamo ancora facendo sentire la nostra voce a Roma per ottenere la strumentazione necessaria anche per garantire la salute degli operatori, ma ci siamo attivati anche predisponendo la realizzazione delle mascherine, grazie alla collaborazione di aziende come la “Miroglio” e ad altre iniziative promosse in altre zone del Piemonte, da Biella a Chivasso. D’altronde noi piemontesi non siamo abituati a stare ad aspettare (sebbene a Roma continuiamo a chiedere dispositivi di protezione, ventilatori e il materiale di cui necessitiamo): se possiamo, le cose ce le risolviamo da noi».
Sulle modalità secondo cui portare avanti la lotta quotidiana contro il covid-19, Alberto Cirio ribadisce: «Noi questa battaglia la vinceremo lottando, impegnandoci tutti insieme, con serietà e lucidità nell’approccio, come abbiamo cercato di fare fin dall’inizio dell’emergenza».
«Anche la Protezione civile sarà al fianco degli amministratori comunali», aggiunge l’albese a capo della Giunta regionale, «per contribuire ad assicurare che non si creino assembramenti davanti ai supermercati, perché non ci sono e non ci saranno nemmeno in futuro problemi di approvvigionamento delle merci, quindi ognuno deve fare la propria parte restando a casa, perché è l’unico modo efficace per affrontare l’emergenza e limitare al massimo i contagi. Per quanto concerne tutte le attività produttive, la posizione che il Governo ha assunto e che sosteniamo con forza è che, se non ci sono le condizioni di sicurezza, le aziende devono restare chiuse. Il decreto governativo è chiaro in tal senso: raccomanda di chiudere gli stabilimenti ritenuti non indispensabili e dice anche che, per gli altri, occorre garantire la distanza di un metro tra i lavoratori e, dove non possibile, l’uso dei dispositivi di protezione personale. Senza questi presupposti la fabbrica chiude».
Riguardo alle nomine più recenti, come quella di Giovanni Monchiero a commissario “ad acta” del “covid hospital” di Verduno e di Vincenzo Coccolo a commissario straordinario per il coronavirus in Piemonte, il presidente Cirio dimostra realismo e concretezza: «Ormai è chiaro a tutti come questa sia un’emergenza che durerà ancora a lungo e come, da sanitaria, si sia estesa anche a emergenza sociale, di ordine pubblico e di Protezione civile. Si tratta di un’emergenza globale, per affrontare la quale è opportuno dotarsi di tutti gli strumenti e di tutte le professionalità a disposizione».
Una prima manovra importante, ma…
Rispetto al decreto varato dal Governo con i primi provvedimenti di natura economica, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, commenta: «Per le partite Iva e le aziende del Piemonte e dell’Italia serve una manovra “shock”, perché quando senti che, di fronte al rischio coronavirus, la Germania ha annunciato lo stanziamento di 550 miliardi, ti rendi conto che una manovra da 25 miliardi, che è una cifra già importante, non può essere risolutiva delle esigenze di chi ha un’attività, piccola o grande che sia, che rischia di non riaprire se non lo sosteniamo con un piano di iniezione di risorse forte». Sul piano sanitario, con l’apertura di parte dell’ospedale di Verduno, che diventerà “covid hospital” del Piemonte, il presidente Cirio aggiunge: «Dai posti di terapia intensiva deriva la possibilità di curare le persone malate e noi vogliamo curarle tutte. Siamo in difficoltà, come il resto dell’Italia e non solo, ma il sistema sanitario piemontese non lascerà indietro nessuno e curerà tutti coloro i quali ne avranno bisogno».
A rendere la promessa più concreta arriva la notizia della donazione da parte della famiglia Lavazza di 10 milioni di euro donati al territorio, 6 dei quali versati sul conto della Regione istituito per le donazioni a sostegno dell’emergenza sanitaria coronavirus. «Un grazie di cuore va alla “Lavazza” per questo gesto di profonda generosità», commenta Cirio insieme all’assessore alla sanità, Luigi Genesio Icardi.«Esso rappresenta per noi e per tutti i piemontesi un grande abbraccio e un sostegno enorme in uno dei momenti più difficili che la nostra comunità abbia mai affrontato».
Covid-19: apre l’ospedale di Verduno (con Giovanni Monchiero commissario)
Giovanni Monchiero, “manager” canalese dalla comprovata esperienza per quanto concerne la sanità regionale, in particolare dell’Asl Cn2 e alla guida delle “Molinette” di Torino, deputato per una legislatura, è il commissario straordinario per aprire l’ospedale di Verduno e farlo diventare centro di riferimento di tutto il Piemonte per l’emergenza coronavirus. Sarà affiancato per la parte sanitaria da Paolo Tofanini. L’ha nominato il presidente della Regione, Alberto Cirio. «L’apertura era in programma a fine maggio, ma ora è una necessità improrogabile», spiega il presidente Cirio. «Da settimane l’assessore alla sanità, Icardi, lavora affinché l’ospedale possa aprire subito. Questa struttura è stata attesa per 20 anni ed è stata realizzata grazie alla grande generosità degli imprenditori e dei cittadini di Langhe e Roero che, attraverso la Fondazione nata per il nuovo ospedale, hanno investito di tasca propria milioni di euro e lavoro perché potesse essere finalmente completata. Avevamo detto che, per rispetto, lo avremmo aperto in silenzio. Mai avremmo pensato di doverlo fare con urgenza per una situazione come l’attuale. Ma oggi più che mai poter contare su una struttura sanitaria tutta nuova e di ultima generazione come questa sarà una risorsa vitale per tutta la regione». Aggiunge l’assessore regionale alla sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi: «È una soluzione alla quale lavoro dall’inizio della crisi, sollecitando la disponibilità di tutti a collaborare. Si sono accelerati al massimo i tempi con la ditta appaltatrice e gli organismi collaudatori per mettere l’ospedale nelle condizioni di aprire come “covid hospital” di riferimento del Piemonte. Abbiamo centinaia di posti a disposizione per trattamenti di terapia subintensiva e, possibilmente, intensiva. Sarà un ospedale in più, in quanto gli altri sul territorio continueranno a funzionare regolarmente».
Vincenzo Coccolo sovrintende l’unità di crisi
La Regione Piemonte ha nominato Vincenzo Coccolo commissario straordinario per il coronavirus in Piemonte. Già direttore della Protezione civile del Piemonte e dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, Coccolo è stato anche consulente del Governo per l’emergenza rifiuti in Campania, oltre ad aver gestito situazioni di crisi legate al terremoto di Mirandola e all’emergenza profughi. Nel ruolo di commissario straordinario si occuperà di sovrintendere a tutte le attività dell’Unità di crisi regionale. Mario Raviolo è stato confermato alla guida del settore della maxiemergenza sanitaria ed è stato confermato anche il Comitato tecnico scientifico, presieduto da Roberto Testi.