IDEA n.13 del 2 aprile 2020
Per il banchiere fossanese Beppe Ghisolfi la difesa del tessuto produttivo e sociale ha la precedenza sui problemi di indebitamento
«Ci aspetta un periodo di grande difficoltà, ma con i giusti interventi il nostro Paese saprà rialzarsi e ripartire». A dirlo è una voce autorevole, quella del fossanese Beppe Ghisolfi, vice presidente e tesoriere del Gruppo europeo delle Casse di risparmio, componente del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), già vice presidente Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio) e Abi (Associazione bancaria italiana) e per 21 anni presidente della Cassa di risparmio di Fossano. Insomma, non proprio l’ultimo arrivato in campo economico e finanziario.
Tra un esperimento in cucina e una sistemata al suo ultimo libro, che uscirà nei prossimi mesi, Ghisolfi ci ha dato la sua lettura del momento che stiamo vivendo e soprattutto degli scenari futuri.
Partiamo dalle curiosità: come sta vivendo questo isolamento forzato? Come trascorre le sue giornate?
«Sono naturalmente chiuso a casa, come tutti. Per fortuna oggi ci sono mezzi tecnologici, come Internet, Skype e Whatsapp, che ci permettono di rimanere in contatto con gli amici, ma sono utili anche per lavoro. Le mie giornate trascorrono leggendo la rassegna stampa e i giornali quotidiani, oltre ad alcuni libri che avevo trascurato e che adesso finalmente posso riprendere in mano.
Mi sto concentrando in particolare su quelli di Elias Canetti. Ho riletto anche “I promessi sposi”, interessante soprattutto per la parte relativa alla peste di Milano, incredibilmente ancora attuale. Sto inoltre scrivendo un libro, che sto concludendo: non c’è ancora un titolo, ma è il ritratto dei 50 personaggi più importanti che ho incontrato nella mia vita, tra i quali c’è anche Donald Trump. È il mio quinto libro e uscirà probabilmente in estate.
Ogni giorno faccio anche dei video per la Feduf, la Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio, in cui spiego ai ragazzi alcuni concetti che riguardano l’economia. Insomma, non mi annoio. E poi c’è l’aspetto più divertente: mi sto cimentando in cucina, cosa che non ho mai fatto in vita mia e che mai avrei pensato di fare. Sto facendo dei disastri, ma almeno l’unica vittima di questi risultati sono io!».
Quali saranno le ripercussioni sull’economia di questa situazione?
«Purtroppo ci saranno ripercussioni molto pesanti. Ci attendono periodi difficili, una grande recessione. Il Pil avrà un calo del 5 per cento, volendo essere ottimisti. Questo significherà meno consumi e meno lavoro, disoccupazione e tante famiglie che faranno fatica ad andare avanti».
Le decisioni prese dal Governo fino a questo momento la soddisfano?
Sono sufficienti?
«A me sta piacendo il modo di operare del Governo italiano. Bisogna tenere conto che questa situazione ha preso alla sprovvista tutti, ma si sta facendo il possibile e si stanno prendendo, secondo me, le decisioni giuste. È ovvio che i 50 miliardi che sono stati stanziati per ora non sono sufficienti, ma sono convinto che a breve ne verranno stanziati altri 50. Per ripartire abbiamo bisogno di 100 miliardi. Il Governo ci arriverà e prenderà questa decisione: si sta muovendo per gradi, non vuole fare tutto insieme per non allarmare troppo.
Facendo questo ulteriore stanziamento l’Italia si indebiterà ancora di più, ma ora la cosa più importante è salvare le aziende, i negozi, le attività artigianali, le famiglie, che saranno in grande difficoltà. Poi al debito ci penseremo più avanti. Inoltre c’è un’altra operazione che secondo me sarebbe da fare in questo momento».
A cosa si riferisce?
«Sono convinto che nella situazione in cui ci troviamo bisogna dare retta alla teoria dell’economista Roubini, quella dell’“helicopter money”: bisogna dare i soldi direttamente alle famiglie. Nessun prestito, è necessario distribuire il denaro gratis, una sorta di reddito di cittadinanza allargato: solo in questo modo la gente potrà tornare a spendere, riattivando i consumi e facendo ripartire tutto. Serve un intervento a tappeto di questo genere. Io l’ho detto 10 giorni fa, gli Stati Uniti non hanno di certo ascoltato me, ma hanno preso questa decisione, e anche la Cina lo ha fatto. Credo che si debba fare anche in Europa e penso che l’Italia lo farà».
Quanto tempo ci vorrà all’Italia per rimettersi in pista dopo questa crisi?
«Tutto dipende dalla durata dell’epidemia. Se, come tutti speriamo, tra un mese sarà finita, io credo che avremo un anno o due di Pil in calo, poi però abbiamo tutto quello che serve per ripartire e in un paio di anni potremo tornare alla situazione in cui eravamo prima del coronavirus. Certo, per due anni ci saranno problemi e molte difficoltà e c’è da considerare anche il rischio che si inneschino problemi di ordine sociale, se tante persone non avranno i soldi per mangiare.
Per questo dico che bisogna intervenire subito e a tappeto con la distribuzione di denaro di cui parlavo prima. Lo scenario che non voglio immaginare è invece quello di un’epidemia che duri per molto più tempo: in quel caso sarebbe davvero un disastro, nessuno può sapere dove andremo a finire, ma voglio essere ottimista e pensare che presto saremo fuori da questa situazione. Mi faccia però dire che c’è una cosa che non mi sta piacendo».
Quale?
«Ormai è passato circa un mese da quando è cominciata l’emergenza in Italia: trovo assurdo che non si sia ancora riusciti a fornire mascherine e altri sistemi di protezione individuale a tutto il personale sanitario in prima linea. È importante che abbiano il necessario per essere tutelati: innanzitutto per la loro salute, ma anche per la sicurezza di tutte le altre persone con cui entrano in contatto. Non è possibile che queste protezioni fatichino ad arrivare per colpa della burocrazia che blocca tutto».
LE DUE FACCE DELL’EUROPA, CHE DA UNA PARTE AIUTA E DALL’ALTRA…
Bene la sospensione del Patto di stabilità, ma l’ostracismo agli “eurobond” è pura miopia
Per l’Italia il coronavirus è anche l’occasione per vedere come reagisce l’Europa di fronte alla richiesta di aiuto del nostro paese, che sta pagando il prezzo più alto di un’emergenza che coinvolge e coinvolgerà tutto il mondo. Secondo Beppe Ghisolfi ci sono in questo momento due facce dell’Europa. una positiva e l’altra negativa.
«L’unione europea ha deciso di sospendere il patto di stabilità, questo significa che l’Italia può spendere ed è una cosa molto bella. Noi potremo indebitarci, ma è necessario trovare chi compra i nostri titoli. Da questo punto di vista, la notizia positiva è che la banca centrale europea ha deciso che comprerà i titoli in modo illimitato. Consideriamo che noi abbiamo bisogno di vendere un miliardo di titoli ogni giorno.
Dopo quella frase infelice nei confronti dell’Italia pronunciata dalla presidente della Bce Christine Lagarde, questo è davvero un passo importante: sappiamo che il nostro debito aumenterà, ma sappiamo anche che abbiamo qualcuno che comprerà i titoli che emettiamo».
E la parte negativa dell’Europa?
«È quella che non ha ancora capito che bisogna fare gli “Eurobond”, che si tratta di un’operazione che non è necessaria solo agli italiani. Certo, noi in questo momento siamo il paese che ha più bisogno di questo intervento, ma presto la recessione coinvolgerà tutti gli Stati, purtroppo. È un errore che stanno facendo soprattutto Germania e olanda: stanno dimostrando una miopia incredibile, non capendo che gli “Eurobond” sono importanti per tutti. Io credo che stiano sbagliando: questa è la parte dell’Europa che proprio non mi piace».