La prematura morte del dott. Dominique Musafiri (medico di base e braidese d’adozione) a causa del Covid-19, ha lasciato un grande dolore a Bra, nei suoi pazienti, nei suoi colleghi.
Il dott. Alberto Fiora, titolare della farmacia “Sacro Cuore” in via Cavour a Bra, ha scritto questa lunga lettera di ricordo e di analisi medica, chiedendoci di condividerla con i nostri lettori.
“Si è spento all’ospedale di Alba dopo un lungo ricovero in terapia intensiva, dove da più di una settimana era intubato e collegato ad un respiratore che gli forniva ossigeno, il dottor Dominique Musafiri. Anche perchè era un medico, ha creato ancora più panico e sconcerto in città, dove tutti si sono sentiti più soli e più in pericolo, con ancora meno speranze in caso la stessa sorte dovesse capitare ad ognuno di noi.
Dominique era un uomo buono e gentile, un medico esperto e cordiale. Era saggio, con la saggezza della sua innata natura, derivata anche dall’aver molto viaggiato e conosciuto realtà differenti, sia nel campo clinico che umano, avendo esercitato la medicina sul campo in Africa dove era nato. Dove si doveva conoscere praticare ed essere esperti un po’ in tutto, adattandosi ad ogni tipo di situazione, in condizioni piuttosto differenti da quelle organizzate e specialistiche cui siamo abituati, anche se il dolore e la sofferenza sono universali ed uguali dappertutto.
Era molto umano ed eravamo amici. Spesso ci eravamo trovati in farmacia a raccontarci, lui con le sue esperienze che desiderava approfondire per poter tornare dalle sue parti e metterle in pratica, integrando il nostro modello di cura con la medicina tradizionale della sua terra, dove la gente spesso non poteva accedere ai nostri farmaci, troppo costosi per molti, che pertanto utilizzavano i prodotti naturali della loro terra. Sapeva che questi ultimi molto spesso erano efficaci, ed in certi casi risolutivi anche su malattie per noi quasi sconosciute e per le quali le nostre armi si dimostravano spesso spuntate. Io gli parlavo di quanto conoscevo, di medicina biologica, di agopuntura, di omotossicologia e della nostra erboristeria verso le quali era assai aperto, sostenendo fosse ormai tempo che la medicina si aprisse alle cure tradizionali, anche per permettere alla gente di uscire dalla continua spirale di aumento dei costi che esclude tante persone.
Il punto d’intesa era nel voler integrare il modello di terapia occidentale che ragiona per opposizione verso il batterio nemico o il virus pericoloso come quello che, per altro, adesso lo ha portato via, ragionando invece per principio di armonia, non per sconfiggere le malattie ma più modestamente, ma anche fattivamente, cercare di integrarsi con esse, riconoscendone la vera natura, nell’essere spesso i sintomi non una malattia in sè, ma una manifestazione che è conseguenza di stili di vita inadatti ed irrazionali.
Dominique è mancato e non saprei dire non avendo visto la sua cartella clinica, quali tipi di terapie siano state effettuate, oppure se sia vero che abbia rifiutato cure più aggressive e forse risolutive, affidandosi alle spontanee risorse che la natura ci dà.
E’ un fatto, tuttavia, che i protocolli nei quali speriamo, vertono su respiratori artificiali, per sostenere la persona quando i polmoni si induriscono per fibrosi, sul cortisone che, essendo un preormone, anabolizza e sostiene tutti i metabolismi del corpo, ma in modo generalizzato e pertanto dà sollievo immediato spesso efficace. Ma come dice la medicina orientale, lasciando invariati gli squilibri tra i vari meridiani, il che viene pagato con un effetto immunodepressivo per esaurimento delle risorse che mobilizza, che pertanto esaurisce la persona. Inoltre, le terapie antivirali più moderne e costose, utilizzano citochine ed interferoni con nomi esotici ma che tutte provengono dal plasma di persone divenute immuni verso la malattia, dopo averla contratta e sconfitta con le loro personali risorse. La speranza principale è nel vaccino che comporta di informare il sistema immunitario con una piccola dose di malattia perchè esso reagisca proteggendo la persona da un nuovo contagio, ma pur sempre delle risorse naturali si parla.
La natura stessa, come porta epidemie, ci dà gli strumenti per superarle ed in natura tutti gli esseri viventi, prede e predatori coevolvono e se il predatore catturasse tutte le prede, finirebbe col morire di fame ed anche le malattie coevolvono.
La natura è relativa, come dimostra Einstein, probabilistica ed implicitamente aleatoria come dimostra la fisica quantistica e non accetta di venire forzata alla certezza ed al senso di sicurezza che sono un nostro bisogno. In questi casi, si ha come si dice, il collasso della funzione d’onda, pertanto le cose possono andare anche male, ma si deve puntare su di una ragionevole probabilità. Questa comporta non di aspettarsi la cura miracolistica, ma di preoccuparsi di tutto quanto sostiene la nostra vitalità spontanea, evitando di deprimerla con comportamenti autodistruttivi e sbagliati, il che spiega perchè molte persone siano portatori sani ed il virus aggredisca principalmente persone oltre i 70 anni e di scarsa vitalità con preesistenti patologie, principalmente per disordini cardiaci, diabete, disordini respiratori cronici, ipertensione e cancro, ma anche persone deboli per un terreno individuale, cioè la tendenza tubercolinica che non significa avere la tubercolosi, bensì difficoltà nello scambio di ossigeno e la facilità a contrarla. La capacità della medicina di difesa dalle epidemie è la stessa di secoli fa, quando non essendovi cure l’unica strada era l’isolamento, pertanto la scelta, ritengo razionale di evitare per quanto possibile cure aggressive ed efficaci ma anche debilitanti, appare sensata.
Il virus Covid-19 fa parte di una famiglia di una dozzina di virus ricorrenti dalla notte dei tempi ed è molto contagioso ma con una mortalità, come dice il centro europeo per la prevenzione delle malattie, stimata del 3,4% e che non comprende le molte persone asintomatiche che hanno superato la malattia, con una pericolosità molto più bassa di altri viroidi simili come l’Ebola col 50%, la Mars col 34,5% o la Sars col 9,6%, non molto più pericoloso pertanto della normale influenza che negli ultimi anni ha avuto tassi di mortalità in continua salita, arrivando ad avere nel nostro Paese circa 8000 decessi in più tutti gli anni, rispetto ai normali ritmi ed uccidendo circa 500.000 persone tutti gli anni nel Mondo. Questi erano fatti già noti, infatti il Covid-19 è stato, anche, sperimentato come cura contro il cancro, per la possibilità di uccidere un tessuto neoformato di cellule ipertofiche ed in crescita incontrollata, perchè essendo strutturalmente più deboli ed in debito di ossigeno, potevano venire distrutte da un virus che attacca lo scambio di ossigeno.
L’aggressività del virus, che è come una pallina con una carica elettrica negativa al centro, ricoperta di punte con carica principalmente positiva, normalmente viene respinta dalle cellule sane di persone con forte vitalità in quanto queste, se in salute, posseggono anch’esse nelle loro cellule una forte carica positiva all’esterno, in grado di opporsi all’ingresso dell’aggressore. Due forze opposte si respingono e non permettono l’ingresso nella cellula per fagocitosi.
Nel mondo attuale, invaso da onde radio elettromagnetiche e raggi, dove tutti siamo con un telefono in qualche tasca, anche questo incide indebolendo i campi elettrici cellulari di persone già deboli. Questo meccanismo è una strategia naturale di selezione è vero, ma anche di pulizia da cellule patologiche che tramite le infezioni vengono eliminate.
La crisi è faticosa ma anche guaritrice, infatti, nella mia esperienza personale in questi giorni ho verificato il caso di due donne, con diagnosi di tumore e sintomi da Parkinson che dopo aver passato la malattia hanno normalizzato, almeno per un po’, valori del sangue molto sfasati. La strada migliore per sostenere la vitalità individuale passa dal calore e dallo Jang come dice l’agopuntura, dalla febbre che non è affatto da sopprimere quand’anche molto alta, dal riposo, da diete fortemente antiossidanti e preferibilmente vegetariane, sia per il loro effetto disintossicante, sia per non confondere il sistema immunitario che deve distinguere un virus proteico da altre proteine mal digeribili provenienti dalla dieta, che dalle stesse cellule del corpo. Inoltre, l’eccesso di proteine produce istamine che se non eliminate fisiologicamente attraverso i reni (è molto importante per questo bere abbondantemente) vengono escrete dai polmoni affaticandoli, e questo virus attacca i polmoni e lo scambio gassoso.
Tutti questi meccanismi sono naturali e si sono selezionati nei secoli in ogni animale. Ora tocca a noi e questo Dominique lo sapeva e, sapendo di essere diabetico, credo su questo puntasse. Qualunque strada abbia scelto di percorrere in armonia, al di là del risultato, ritengo sia da rispettare. Buon viaggio Dominique, ci ritroveremo!“.