Distanti, ma uniti: ALICe Cuneo al servizio del territorio

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Aprile da molti anni è il “Mese della prevenzione all’ictus”, un mese scelto a livello nazionale per sensibilizzare il Paese su questa patologia che rappresenta la prima causa di disabilità e la terza di morte nei territori industrializzati.

Per questo ALICe Cuneo Odv (associazione per la lotta all’ictus cerebrale della Granda) vuol ribadire la sua presenza e la sua disponibilità al territorio anche, e soprattutto, in questo momento di emergenza: ALICe c’è. C’è a distanza, ma vicina alle persone e ai loro familiari o caregiver. C’è, per dare un supporto, per quanto possibile, ai suoi associati ma anche a tutte le persone che cerchino un aiuto, un consiglio, un appoggio. ALICe, nasce proprio per associare le persone che vivono o hanno vissuto lo “tsunami” dell’ictus, ma anche per fare prevenzione e informazione. Ma, ALICe, è prima di tutto una grande famiglia, della quale anche chi non è venuto strettamente a contatto con questa terribile patologia, può far parte.

Distanti, ma uniti

Così, grazie anche al bando “Emergenza per il sociale” di Fondazione Crc, ALICe Cuneo ha attivato un servizio di aiuto e supporto a distanza; proprio perché in questa fase sono le persone più fragili a soffrire di più e rischiare di incorrere in condizioni ingravescenti. Tanti bisogni a cui rispondere, con tempestività ed efficacia per non rischiare di vedere anche in futuro situazioni ancora più difficili da gestire.

ALICe Cuneo ha avviato servizi e attività a distanza per i suoi associati, ma anche per tutte le persone che ne sentissero il bisogno. In primis una vera terapia ed empatia, in remoto, fatta attraverso la tecnologia. Musicoterapia per i partecipanti all’attività del Coro degli Afasici, ma non solo. Empatia, poi, fatta con momenti di condivisone a distanza. Ma, non da ultimo, uno sportello di ascolto e supporto psicologico. Uno sportello rivolto sia ai soggetti colpiti da ictus sia ai familiari che stanno svolgendo, soprattutto in questa fase, un ruolo chiave di assistenza e presa in carico.

In un momento in cui giocoforza le attività riabilitative svolte fisicamente si sono fermate per molte persone, il supporto di ALICe risulta fondamentale per restituire una forma di aiuto e mantenimento. Per questo, chiunque fosse interessato a partecipare o a saperne di più può contattare l’associazione attraverso Enrico, al numero 380 302 2385 oppure via email: [email protected].

“Non abbassiamo la guardia”

E’ davvero importante esserci, insieme, soprattutto in questa fase in cui ci sentiamo un po’ tutti disorientati dice il direttivo di ALICe -. Ringraziamo chi ci dà una mano, costantemente e chi supporta la nostra organizzazione di volontariato. Un pensiero va anche e soprattutto a tutti gli operatori sanitari, di ogni categoria, e alle molte persone in prima linea che stanno continuando a lavorare sul territorio per garantire i servizi essenziali. A loro un grande grazie. Noi invece restiamo a casa, proprio perché sappiamo quanto sia importante, ma cerchiamo di esserci, davvero”.

A tal proposito è importante ascoltare le parole rilasciate alla Federazione ALICe Italia da Danilo Toni, medico, e presidente dell’Italian Stroke Organization: “Restate a casa, ma non abbassate la guardia; i ricoveri per ictus nei pronto soccorso italiani in questi giorni si sono quasi dimezzati, ma questo non vuol dire che l’ictus sia sparito. Anzi, da un lato può voler dire che il timore della pandemia tende a far rimanere a casa i pazienti con sintomi minori o transitori, i cosiddetti attacchi ischemici transitori. Questo rappresenta un rischio notevole, perché fino al 30% dei pazienti con ictus lieve può peggiorare nei giorni successivi e rimanere invalido e fino al 15% dei pazienti con attacco ischemico transitorio possono avere un ictus più grave nel mese successivo, con il rischio più elevato nelle prime 48 ore”.

Ma forse il timore dell’epidemia non è la sola spiegazione possibile. Infatti, il 60% circa dei pazienti Covid-19 sono ultrasessantenni e, secondo quanto evidenziato nel report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti per la malattia (ISS 20 marzo 2020), le più comuni patologie croniche pre-esistenti, che contribuiscono alla maggiore fragilità clinica, sono i più importanti fattori di rischio per ictus cerebrale ischemico o emorragico: ipertensione arteriosa (73,8%), diabete mellito (33,9%), cardiopatia ischemica (30,1%), fibrillazione atriale (22,0%) e pregresso ictus cerebrale (11,2%). Quindi, su 69.000 casi al 24 marzo, circa 41.000 sono pazienti ultrasessantenni con possibili fattori di rischio per ictus. Se pensiamo che lo scorso anno gli ospedali italiani hanno dimesso circa 100.000 pazienti con diagnosi di ictus ischemico o emorragico, in un mese dalla segnalazione dei primi casi di Covid-19 più di un terzo di cittadini a rischio di ictus sono stati colpiti da Covid 19. È certamente un dato epidemiologico abnorme, che si verifica in un momento eccezionale per il nostro Sistema sanitario e che richiederà valutazioni più approfondite una volta che si sarà tornati alle condizioni di normalità”.