Dopo rugby e basket regionale, ora anche il volley ha fatto un passo indietro, optando per la chiusura anticipata della stagione, complice la situazione di incertezza dovuta al Coronavirus.
Ecco perché ora anche il calcio, ed in particolar modo quello dilettantistico, iniziano veramente ad interrogarsi sul proprio futuro e su quel che sarà nelle prossime settimane.
Abbiamo provato a capirlo scambiando quattro chiacchiere con Giacomo Germanetti, presidente del Bra, che sottolinea come “si sta un po’ cercando di portare avanti la situazione perché non c’è nessuna certezza. Vedo molte dichiarazioni che ipotizzano un inizio, ma le percepisco più come una speranza che come una forma di realismo. Secondo me, insomma, è molto difficile che si possa iniziare”.
Laddove non si possa iniziare, però, l’interrogativo passa sul come valutare la stagione 2019/2020: “È chiaro che questo comporterebbe una serie di difficoltà ed interrogativi rispetto a chi aveva delle velleità o a chi era a rischio. La scelta più semplice e rapida secondo me potrebbe portare ad un annullamento completo di quel che è stato. In alternativa, potrebbe essere sensata un’apertura per i ripescaggi: non si immaginerebbero delle promozioni dirette, ma delle graduatorie di merito, con dei canoni diversi dallo scorso anno, senza contributi aggiuntivi ma con i soli parametri di solidità, rispettabilità, posizione in classifica”.
Una scelta che nel concreto andrebbe comunque a premiare le prime della classe: “In Lega Pro si conteranno i cadaveri, complice anche la situazione economica che va delineandosi, e quindi, l’idea del ripescaggio sarebbe la soluzione migliore”.
L’altro tema caldo in queste ore, soprattutto dopo l’acceso scontro tra Assocalciatori e Lega Serie A, è quello degli stipendi, che nel caso del calcio dilettantistico mutano il loro nome (e di conseguenza anche la forma) in rimborsi: “Ne parleremo internamente. Aspettiamo di vedere se si gioca o meno in modo ufficiale. Se si continua, non cambierà molto, se invece si ferma tutto il diritto alla prestazione non c’è, però capiamo che l’esigenza dei ragazzi è grossa e quindi ne discuteremo. Con i ragazzi abbiamo sempre avuto un buon rapporto: ci siederemo attorno a un tavolo e troveremo la soluzione migliore per tutti”.
È evidente, comunque, come il Coronavirus abbia portato a galla alcuni antichi problemi strutturali del calcio, e soprattutto di quel pallone che galleggia tra professionismo e dilettantismo: “Spero che questo caos serva per mettere un po’ di regole: o siamo professionisti o siamo dilettanti– chiosa Germanetti – Forse, quando si è pensato di ridurre la Serie C ad un’unica categoria, si sarebbe dovuto fare invece il discorso contrario, immaginando semmai una categoria semi-professionistica che consentisse a realtà ben strutturate di immaginare qualcosa in più della semplice Serie D. Oggi il divario economico tra i due mondi è troppo ampio, e si vede in queste situazioni”.
La chiusura del presidente giallorosso è quindi rivolta ad un previsione sul possibile futuro del calcio dilettantistico di alto livello: “Chissà che chi come noi si trova stabilmente in Serie D, pur sapendo di non avere tutte le carte per ambire al grande salto, non modifichi la strategia di base, puntando sul territorio e sulla crescita del settore giovanile. Già prima dell’esplosione di questa pandemia, ci eravamo chiesti cosa fare del nostro futuro: chi ambisce a restare in Serie D, deve trovare una stabilità che impedisca di scendere, ma che eviti nel contempo la corsa costante alla spesa folle”.
In sintesi: “Una soluzione? Ampliamento del settore giovanile, attività di base più numerosa che ci dia più ossigeno per tutta l’attività e pochissimi big scelti per la prima squadra, che siano da riferimento per il territorio. Un po’ come lo fu Briano qualche anno fa? Forse sì, è tempo per tutti di riscoprire i Briano della situazione”.