Marco Grasso è un giovane pittore cuneese. È un’artista naturalista (il naturalismo è la tendenza a riprodurre quanto più fedelmente possibile nell’opera d’arte la natura o il reale, attraverso una rappresentazione della realtà oggettiva che rifugga da ogni stilizzazione o astrazione, ndr), ama disegnare soprattutto gli animali. Ha molto talento e creatività e tanta voglia di trasformare il suo grande hobby, la cosa che più gli piace fare, in un lavoro.
A giudicare dal recente riconoscimento che ha ricevuto, sembra essere sulla buona strada per raggiungere i propri sogni. A soli 19 anni, Marco è infatti riuscito ad entrare a far parte del gruppo degli “Artists for conservations”, associazione internazionale “no profit” fondata in Canada, la cui missione è sostenere la conservazione della fauna selvatica e promuovere l’educazione ambientale.
Obiettivi che l’organizzazione cerca di perseguire attraverso le opere degli artisti che celebrano la natura. L’associazione organizza mostre, festival internazionali e pubblicazioni, aiuta gli artisti a diffondere la loro arte nel mondo. E gli artisti, a loro volta, diventano ambasciatori degli ideali dell’organizzazione, che supportano attraverso donazioni. Nel mondo, fanno parte degli “Artists for conservations” 500 persone, provenienti da 30 nazioni diverse.
Di queste, circa 200 sono ambasciatori particolari dell’associazione, definiti “Signature member”. Tra loro c’è il cuneese Marco Grasso.
Marco, ci racconti l’emozione che hai provato nell’entrare a far parte di questo gruppo? Te lo aspettavi?
«Avevo paura di non riuscire ad entrare neanche nell’associazione, figuriamoci se pensavo di diventare addirittura “Signature member”. No, non me l’aspettavo proprio e potete immaginare quale gioia sia stata per me. Due anni fa sono entrato a far parte dell’Aipan, l’Associazione italiana per l’arte naturalistica, l’equivalente italiano di “Artists for conservations”, un’associazione che è strutturata nella stessa maniera e si pone gli stessi intenti. Fare il salto internazionale è stata davvero una grande emozione. È il traguardo più importante che ho raggiunto finora nella mia carriera».
Ci spieghi meglio cosa significa essere “Signature member”?
«Come ho già detto hanno questo titolo circa 200 componenti dell’associazione. È un ruolo particolare di promozione, gli artisti che hanno questo titolo si fanno portavoce e bandiere dell’organizzazione attraverso tour internazionali e spedizioni. Per esempio, si sta organizzando un murales in Cina che raccoglie le 700 specie di uccelli minacciati dal rischio estinzione. L’associazione organizza inoltre un’esposizione annuale: vedremo se riuscirò a partecipare alla data in Florida, mi piacerebbe».
Al di là del prestigio, cosa può rappresentare per un artista questo riconoscimento in termini di opportunità di crescita?
«Entrare a far parte di questa organizzazione vuol dire avere un’esposizione importante a livello internazionale. Ti dà la possibilità di accedere a network di artisti di grande livello, di arrivare a gallerie e musei importanti. Insomma, ti dà l’opportunità di far conoscere la tua arte oltre il territorio locale. Sicuramente mi può aprire occasioni non indifferenti. Riconosco che al di là del titolo in sé, si tratta di una tappa molto importante per la mia carriera: è uno dei riconoscimenti più prestigiosi che può avere un artista del mio tipo. Averlo ottenuto a 19 anni è un buon punto di partenza, mi fa pensare che i prossimi traguardi sono sempre più vicini».
Hai qualcuno a cui ti ispiri?
«Sì, è Robert Bateman, un artista canadese che nel suo Paese è un’icona. Forse storicamente è il più importante pittore naturalista, è stato uno dei primi a rendere questo tipo di arte conosciuta al grande pubblico. Secondo me è quello che riesce a trasmettere meglio di tutti l’idea del mondo naturale. I suoi paesaggi sono molto atmosferici, usa parecchio la nebbia: ha uno stile forte e i suoi dipinti hanno un’impronta molto personale. Crescendo, ho sempre aspirato a diventare bravo come lui. Quando ero a Vancouver, nel 2017, gli ho scritto una mail. Lui mi ha risposto, dandomi dei suggerimenti su come fare progressi nella mia carriera e consigliandomi anche di provare ad entrare a far parte di “Artists for conservations”. Non ho mai avuto l’opportunità di incontrarlo, ma già questo scambio di mail per me è stata una grande emozione». Per concludere, qual è il tuo sogno? «Io sono sempre stato molto competitivo. Nella mia testa vorrei diventare il migliore. Non so esattamente cosa significhi questo. Diciamo che vorrei essere un po’ il nuovo Bateman: mi piacerebbe che le nuove generazioni guardassero me come io guardo lui».