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Giovanni Rolla con fiducia contro il virus

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Tra le strutture sanitarie del Piemonte impegnate nel contrasto al coronavirus covid-19 c’è anche l’ospedale Mauriziano di Torino. Abbiamo intervistato il responsabile dell’Unità operativa di immunologia e allergologia, Giovanni Rolla.

Professor Rolla, nella sua brillante carriera da immunologo si era già imbattuto in un virus aggressivo come il covid-19?
«Ho vissuto l’inizio della diffusione del virus dell’Aids, quando non esistevano cure e vi era incertezza sulla trasmissione, ma la pandemia causata dal coronavirus è tutt’altra cosa, paragonabile storicamente solo all’influenza “spagnola”».

Al di là dell’assenza di cure e vaccini, perché il covid-19 fa tanta paura? Come mai così tante persone finiscono in terapia intensiva o, comunque, necessitano di essere supportate con l’ossigeno? In sostanza, cosa succede al nostro organismo quando viene attaccato dal nuovo coronavirus?
«Il virus ha una grande capacità di passare rapidamente dalle vie aeree superiori, dove causa sintomi simili a quelli del comune rinovirus e dei virus influenzali (mal di gola, ostruzione nasale, secrezioni, tosse), alle vie aeree inferiori fino agli alveoli, che rappresentano la superficie di scambio dell’ossigeno e dell’anidride carbonica. Insediandosi negli alveoli il virus ne compromette la funzione, causando difficoltà a prendere l’ossigeno dall’aria: di qui l’insufficienza respiratoria e la necessità di fare ricorso ai sistemi di ventilazione meccanica, gestiti dalle strutture di terapia intensiva».

Come si spiegano i casi asintomatici?
«Il sistema immunitario ha la capacità di intercettare microbi che ritiene dannosi e di bloccarne la propagazione. Molti soggetti, soprattutto giovani, riescono a contenere la diffusione del virus alle prime vie aeree e lamentano, pertanto, sintomi lievi, facilmente scambiabili per banali raffreddori».

All’ospedale Mauriziano, dove lei lavora da tempo, com’è la situazione? E come curate i pazienti ricoverati? Oltre alla terapia a base di ossigeno, quali altri farmaci vengono utilizzati? E con quali risultati?
«Il Mauriziano ha predisposto reparti dedicati ai pazienti covid-19, spazi per la terapia sub-intensiva e l’area della rianimazione. Il personale medico e infermieristico è stato redistribuito, in considerazione della inevitabile minore attività dei servizi ambulatoriali e dei ricoveri ordinari.
È stato poi predisposto un protocollo aziendale per il trattamento dei pazienti affetti da coronavirus, concordato col Nucleo infettivologico aziendale, sentiti i colleghi dell’Amedeo di Savoia, e approvato dalla Commissione farmaceutica interna. I farmaci impiegati comprendono l’idrossiclorochina e gli antivirali utilizzati nell’infezione da Hiv e, in casi con grave insufficienza respiratoria, il tocilizumab. Quanto la terapia farmacologica contribuisca al buon esito dell’infezione non è ancora possibile stabilirlo con certezza».

I suoi consigli per difendersi dal contagio. Mascherine, guanti e gel disinfettanti sono utili?
«È necessario evitare di frequentare ambienti affollati, chiusi e poco ventilati. Nel caso non se ne possa fare a meno è assolutamente indispensabile soggiornarvi per lo stretto tempo necessario, utilizzando i dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti, e provvedere al successivo, accurato, lavaggio delle mani. La disinfezione ambientale è utile specie per gli spazi frequentati da più persone».

Vitamine e integratori possono costituire un aiuto?
«Non c’è dubbio che gli stati carenziali noti debbano continuare a essere corretti con gli opportuni supplementi. In considerazione delle restrizioni alla vita all’aria aperta, ritengo consigliabile il supplemento di vitamina D, vitamina che contribuisce a migliorare le difese immunitarie, particolarmente nei soggetti anziani, in quanto la formazione della vitamina D richiede l’esposizione al sole».

L’arrivo del caldo potrebbe favorire il contenimento dei contagi?
«Nel nostro Paese, verosimilmente, l’epidemia raggiungerà il picco e inizierà la discesa prima dell’arrivo della stagione estiva, pertanto sarà difficile stabilire il merito del clima caldo nel contenere i contagi. Certamente è noto che il freddo riduce l’efficienza del sistema muco-ciliare delle vie aeree, quel sistema di difesa che consente alle vie aeree di ripulirsi dagli agenti inquinanti esterni, inclusi i virus».

A che punto è la ricerca di cure e vaccini?
«Le notizie preliminari che circolano nell’ambiente scientifico internazionale su cure e vaccini per il coronavirus mi rendono fiducioso e mi fanno pensare che sapremo affrontare meglio le eventuali prossime ondate epidemiche».