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Pietanze solidali dalla Granda a Bergamo

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Fare del bene fa bene e soprattutto fa venir voglia di farne dell’altro. Dopo aver dato un significativo contributo alla raccolta fondi per la Regione Piemonte attraverso la campagna “#chefperilpiemonte” promossa dall’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Al­ba un nutrito gruppo di chef stellati e no di Langhe e Roero (e anche un paio da fuori zona), si sono attivati per dare una mano a un collega e amico, Um­berto De Martino, chef del Florian Maison Ristorante a San Paolo d’Argon, che insieme alla moglie Monia Remotti ha deciso di mettere la propria cucina e la propria arte al servizio della Croce rossa di Bergamo, preparando ogni giorno oltre 250 pasti per i volontari, a pranzo e a cena.

Un impegno gravoso, per ot­temperare al quale occorre una grande quantità di materie prime oltre che di tempo, per preparare un numero tanto elevato di porzioni. Venuto a conoscenza della situazione, lo chef Walter Ferretto di Isola d’Asti ha pensato di utilizzare la chat degli “ChefperilPie­monte” per lanciare un appello e raccogliere provviste da far per­venire al collega bergamasco.

L’iniziativa, realizzata con il tramite e l’interessamento dell’En­te Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, ha raccolto l’adesione, oltre di Ferretto, di Diego Pattarino, Ugo Alciati, Massimo Camia, Marc Lanteri, Davide Palluda, Luca Zecchin, Marco Lombardo e Maurilio Garola, Elide Mollo, Stefano Paganini, Alessandro Boglione, Massimo Corso, Massimo Tor­rengo, Mas­simo Dellafer­rera, Manolo Al­lochis, Matteo e Luca Marsupino, Fabio Poppa e Da­vide Sproviero, Marco Toso e “Alfieri specialità alimentari”.

«Avendo visto la meritevole iniziativa di cui si stava rendendo protagonista Umberto», spiega Walter Ferretto, «abbiamo pensato a un modo per essergli d’aiuto. Così è partita questa bella iniziativa per la quale ognuno di noi ha donato ciò che ha potuto, che si trattasse di pietanze pronte o di materie prime. C’è chi ha preparato l’insalata russa, chi i tortini di mela, qualcuno ha mandato del ragù di carne già pronto per condire la pasta, altri ancora gli agnolotti del plin, altri ancora i ravioli… È stato bello sopratutto constatare che quando c’è la possibilità di dare una mano per una giusta causa, la partecipazione è alta ed entusiasta».
In quattro giorni appena, infatti, si è passati dall’idea alla partenza del furgone, carico di provviste. Entusiasti gli chef “donanti” e riconoscente la risposta dello chef bergamasco.
«Umberto», spiega ancora lo chef astigiano «mi ha scritto per ringraziarmi e dirmi che gli avevamo tolto 3-4 giorni di lavoro, cosa che visti il numero dei pasti che serve in questi gironi, è già un bel sollievo. Di certo se l’emergenza sanitaria, che ha colpito quelle zone in maniera terribile, dovesse ancora protrarsi organizzeremo una nuova spedizione».
«Come ringraziamento», conclude Ferretto, «Umberto mi ha fatto avere delle bottiglie di Franciacorta, da distribuire agli altri chef, ma io gli ho detto che le avrei conservate e che appena questa pandemia sarà alle spalle, ci ritroveremo per una “ribota” (in italiano traducibile con “per far baldoria”, ndr) e ci berremo il suo vino tutti insieme».