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Il contagio dell’altruismo

Le circostanze non fanno gli uomini, li rivelano e in un contesto generale in cui pullulano problematiche più o meno grandi, gli italiani si stanno dimostrando campioni nella generosità e nella solidarietà delle piccole cose

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Una rubrica per dire grazie. A nome dei lettori. A nome dell’Italia bella. A nome di un popolo ricco di umanità, di sensibilità e di calore. Grazie ai ragazzi romani del comitato di San Basilio che si sono messi a disposizione degli anziani soli o in difficoltà. Uno schiaffo ai pregiudizi sui giovani di oggi e ai luoghi comuni sui quartieri popolari.

Un simbolo, anche, fortunatamente: perché di comitati così, di ragazzi così, l’Italia pullula. Grazie a Katya, maestra elementare in Lombardia, per averci commosso con il messaggio inviato al papà che vive in Calabria. La scuola è chiusa, gli affetti le mancano più che mai, ma ha scelto di non tornare a casa e gli spiega con dolcezza perché: «Non pensare che non ti ami, ti amo talmente tanto che ho deciso di stare lontana. Mi dici che stai bene e stai prendendo tutte le precauzioni e sta bene così. Ti amo a distanza”.

Un piccolo sacrificio e un grande gesto, opposto agli egoismi che hanno suggerito fughe dalle metropoli del nord e minacciato la diffusione del virus. Grazie ai cittadini marocchini che hanno aperto le loro case, e offerto un letto, agli italiani rimasti bloccati nel loro Paese e senza più un posto dove andare dopo la chiusura delle frontiere. Un senso d’ospitalità semplice e profondo, che ci fa arrossire pensando a certi nostri diffusi atteggiamenti di chiusura verso gli immigrati.

Grazie all’idraulico che ha riparato la caldaia di un pensionato che non aveva soldi per pagarlo e al volontario che ha fatto la spesa, mettendo di tasca sua la differenza, alla vecchietta che era rimasta senza cibo e ha potuto dargli solo undici euro. Grazie per aver accettato l’uno una piccola busta di provviste e l’altro un caffè lasciato sull’uscio per premiare la dignità di quelle persone. Grazie anche per averlo raccontato e non per narcisismo, solo per far conoscere l’Italia che soffre, purtroppo in crescita in quest’emergenza cattiva.

Grazie ai gestori dell’ostello romano che hanno accolto cinque clochard, pagando loro l’alloggio e anche le multe che avevano ricevuto perché… fuori di casa. Ricordiamoci che “stare a casa” è slogan da rispettare e regola salvifica, ma non tutti una casa ce l’hanno. Grazie alle parrocchiane di Porto Ercole che confezionano artigianalmente mascherine e le donano, casa per casa, alla loro comunità. Grazie perché è giustissimo celebrare le grandi griffe che si sono messe a produrle, ma guai dimenticare il cuore di queste piccole grandi donne, non certo uniche nel Paese. E pazienza se fanno meno notizia. Grazie a chi ha offerto la propria rete wifi per consentire di seguire i corsi online a studenti vicini: la solidarietà, la generosità sono fatte anche di piccole cose.

Grazie a chi ha ideato e a chi partecipa alla “spesa sospesa”: chi può compra qualcosa e la lascia, chi non può si serve. Grazie anche a chi ha pensato di mettere i cestini defilati per permettere ai bisognosi più timidi di superare l’imbarazzo. Bellissima la scena della signora che dopo aver preso un pacco di pasta e un barattolo di pelati, ha aspettato, compunta, che si avvicinasse qualcuno a depositare per ringraziarlo: “A nome di tutti noi che siamo in difficoltà, grazie davvero per l’aiuto. No, io non mi vergogno: non ho rubato, né fatto del male”.