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«La Fondazione sempre al fianco dell’ospedale»

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Dietro a un grande ospedale c’è una grande fondazione. Forse non sempre, ma di certo è così nel caso della Fondazione nuovo ospedale Al­ba-Bra, la quale lavora da anni per dotare il nuovo e tanto discusso nosocomio di Ver­du­no di apparecchiature all’avan­guar­dia. Non dietro alla fondazione, bensì davanti, sempre in prima fila, pronto a mettere le proprie energie e competenze, oltre che risorse al servizio della causa c’è Bruno Ceretto, presidente dell’ente per il biennio 2018-2020. A lui IDEA ha rivolto alcune domande sul primo step di apertura della struttura sanitaria.

Presidente  Ceretto, l’ospedale atteso da anni è stato aperto cambiando i piani, per far fronte al­l’emergenza coronavirus. Spe­rava in un avvio diverso?
«Direi che l’ospedale è partito bene, la Regione ha deciso di metterlo a disposizione per far fronte alla tragedia che ci sta colpendo, quindi fin da subito si è dimostrato al servizio dei cittadini. Quando la crisi sanitaria finirà, e sono sicuro che ciò avverrà presto, concluderemo il trasloco così come preventivato».

La Fondazione nuovo ospedale Alba-Bra è già al primo posto in provincia come scelta per il “5×1000”. A maggior ragione sotto emergenza sanitaria im­ma­gino che la raccolta fondi proceda bene…
«Va bene perché viviamo in un territorio molto generoso, che ha capito qual è la vera funzione della nostra fondazione. Siamo la prima onlus privata di questo genere, nata 12 anni fa e poi presa a modello da altri, capace di ottenere risultati straordinari. Non dico la cifra notevole della raccolta attuale, paragonabile a quanto raggiungono campagne del Cor­riere della Sera e La 7. Fondi che, per esempio, ci hanno permesso proprio in questi giorni di comprare un robot per la sanificazione avanzata degli ambienti ospedalieri: in una settimana siamo riusciti a farlo arrivare dagli Stati Uniti, nonostante le complicazioni legate al Covid-19, a piazzarlo ed è già a disposizione degli ospedali di Verduno e Alba. Questa è la forza della Fon­da­zione e delle persone che vivono nel territorio dell’AslCn2: mettere a disposizione quel qualcosa in più. Vogliamo un’ospedale d’eccellenza per un territorio d’eccellenza, che in un distretto piccolo sulla carta geografica ha saputo creare e promuovere una serie di prodotti eccezionali, dalla Nutella al tartufo, passando per il Barolo e il Bar­bare­sco».

Peraltro ormai il nome della Fondazione è ben conosciuto…
«La Fondazione ha la storia dell’ospedale. Abbiamo potuto contare sul supporto di due donatori come la famiglia Fer­rero e il notaio Vincenzo Top­pino che hanno messo a disposizione 5 milioni di euro, ma anche su una miriade di persone che hanno versato po­chi euro. Tutti insieme è stato possibile acquistare strumentazioni per il nosocomio, ma non solo: l’ospitalità di tutti i dottori e degli infermieri che operano presso l’ospedale di Ver­du­no, per esempio è a carico nostro per tutto il tempo della loro permanenza. Si parla di centinaia di migliaia di euro».

Una volta entrato a pieno regime l’ospedale, che ruolo avrà la Fondazione?
«Lo stesso di adesso: continuerà a raccogliere fondi perché è una terra benedetta da Dio, per quanto ci ha regalato e per le persone che la abitano, le quali di sicuro continueranno a sostenere l’os­pedale, per assicurare il meglio a chi vive su questo territorio, attraverso una fondazione che spende bene i fondi a disposizione. Basti pensare che le 12 camere operatorie di cui disponiamo sono così all’avanguardia che ci vorrà un anno prima che si trovino in altri ospedali d’Italia».

La Fondazione può contare su persone come lei che ci mettono la faccia…
«Deve essere così. Posso garantire che da noi non si fa politica. La rispettiamo, vogliamo confrontarci e, anche se al momento non è capitato, siamo pronti anche a scontrarci con la politica. Il direttivo della Fondazione è composto da imprenditori che insieme contano più di 20.000 dipendenti. Mettiamo la faccia perché è giusto mettercela. Anche a comprare, perché con tutto il rispetto nei confronti di chi fa gli acquisti nel pubblico, noi siamo più bravi a contrattare: è il nostro mestiere. Ricevere per donare è la nostra filosofia. Stiamo ricevendo molto e doniamo molto».