«Il vino è la sintesi di idee, personalità e territorio. Tre elementi su cui noi abbiamo lavorato
per anni, arrivando a risultati eccellenti. su queste basi possiamo e dobbiamo costruire la nostra ripartenza»
Occorre scomodare persino Aristotele e la sua teoria dell’uomo come animale sociale, dunque,
per comprendere una delle possibili soluzioni all’attuale scenario, sempre più segnato dallo spettro di una crisi economica simile a quella vissuta poco più di dieci anni fa.
«La svolta risiederà proprio in questa caratteristica connaturata all’essere umano: se i consumatori sapranno tornare a vivere come prima del virus, senza timori o ansie per un possibile contagio, la nostra ripresa sarà più agevole».
Ma come dovranno agire, per contro, i produttori?
«Utilizzando una metafora calcistica, questo è il tempo della difesa, in cui occorre essere bravi a limitare i danni, adottando delle strategie contenitive, ma senza essere vittime della sfiducia nei propri mezzi. Conterà, però, soprattutto la seconda fase: quella del contrattacco, in cui i produttori dovranno rialzarsi, ripartendo dal tanto lavoro svolto in passato».
E da cosa in particolar modo?
«Il vino è la sintesi di idee, personalità e territorio. Ce lo siamo detti a più riprese negli scorsi anni e lo abbiamo dimostrato al mondo a inizio febbraio, quando abbiamo presentato le eccellenze di 200 produttori a New York, nel corso del Barolo & Barbaresco World Opening. Questi sono i nostri punti di forza, non dimentichiamolo».
Positività, quindi, mista a grande convinzione.
«Dopo lo scandalo del metanolo, esploso nel 1986, tutto il comparto vitivinicolo attraversò due anni di passione, che rappresentarono, però, la rampa di lancio per una grande ripresa. Confido che il dopo-coronavirus sarà di nuovo così, e non solo per il mondo dei vini. Se gli uomini torneranno a sorridere attorno alle tavole dei ristoranti o ad apprezzare un tour nelle cantine delle nostre bellissime colline (l’enoturismo italiano vale ogni anno 2,5 miliardi di euro, ndr), il nostro comparto avrà la forza per tornare a splendere».
In conclusione, serrare le file per poi ripartire.
«Non dobbiamo retrocedere a venti o trent’anni fa, vanificando gli sforzi fatti fin qui. Attendiamo la fine di questo cataclisma inaspettato e poi ripartiamo. La nostra principale
vittoria sarà il ritorno alla normalità».