Giovanni Quaglia ha dato il proprio contributo lavorativo ricoprendo incarichi e rivestendo ruoli in ambiti molto diversi. Oltre a essere presidente della Fondazione Crt e della Federazione delle fondazioni di origine bancaria del Piemonte e aver guidato diverse società, quotate e no, associazioni culturali e di promozione territoriale, il Presidente ha alle spalle una lunga esperienza come amministratore locale, prima come sindaco della sua Genola, poi ricoprì il ruolo di consigliere regionale e quindi presidente, assai amato, della Provincia di Cuneo, dal 1988 al 2004. Ed è proprio dalla dimensione locale, secondo Quaglia, che si deve ripartire: «Ci salviamo solo se creiamo un nuovo modello di società e di sviluppo ripartendo dai territori. Credo che questa emergenza potrà dare nuovo slancio alle istituzioni locali: ai Comuni, ma anche alle Province che a suo tempo sono state ridimensionate. Le Province hanno un senso come governo di area vasta, soprattutto in territori ampi come quelli della Granda. Proprio durante il mio periodo di presidenza della Provincia di Cuneo, dovemmo affrontare la grande alluvione del 1994 che riguardò il sud del Piemonte. In quella circostanza fu fatta un’ordinanza, la numero 22, grazie alla quale Sindaci e Presidenti di Provincia potevano agire bypassando le varie procedure previste normalmente. In questo modo abbiamo investito centinaia di miliardi di lire in interventi. Non solo abbiamo recuperato quanto danneggiato dall’alluvione, ma abbiamo migliorato recuperando, abbiamo realizzato anche opere aggiuntive. Ci fu una mobilitazione generale; ricordo gli operai della Ferrero che spalavano fango per poter riprendere il lavoro. Bisogna ricreare quello spirito del voler a tutti i costi ripartire». «Certo», conclude Giovanni Quaglia, «in quel caso il nemico era ben visibile, mentre ora non si sa dove andar a parare e quindi è ancora più complicato, però serve uno spirito forte, sbloccando e rimotivando le persone, soprattutto i giovani».