Giuseppe Bergomi, detto “lo Zio”, crede che assisteremo presto alla ripresa dei campionati di calcio?
«Credo che sia giusto, nei limiti della sicurezza e nel rispetto delle vite umane, far giocare le partite quando possibile».
Ma i campionati di altri sport si sono già conclusi in anticipo.
«Nel volley o nel basket la formula dei playoff ha condizionato quelle scelte e la stagione si è completata con la regular season. Nel calcio è diverso. Si potrebbe arrivare a una conclusione senza tempistiche troppo lunghe, sempre nel rispetto della sicurezza. Questo in serie A, mentre in B e in Lega Pro la situazione è più complessa».
Le ricadute economiche, al di là della questione sanitaria, saranno notevolissime anche nel calcio?
«Sappiamo che sarà così, perché il problema vale in generale per l’economia italiana. Ne parlo ogni giorno con amici imprenditori. È un momento di sofferenza per tutti e il calcio ne risente di conseguenza».
Si dice spesso che il calcio meriti attenzioni speciali per la sua valenza speciale. È d’accordo?
«Io alleno una squadra del 2003 e parto sempre dal rispetto delle regole. Ora i ragazzi sanno che bisogna aspettare. Ecco, dobbiamo continuare ad avere il coraggio di rispettare le regole, quello che nella fase 2 ci permetterà di ripartire».
Da un punto di vista più tecnico, qualcuno pensa di riprendere a giocare senza l’uso del Var. Che ne pensa?
«Sarebbe un errore, se si deve ricominciare a giocare bisogna farlo nelle stesse condizioni di prima. Ne andrebbe della regolarità della stagione».
È possibile prevedere quali saranno gli effetti pratici della sosta sui calciatori?
«Bisogna capire quali conseguenze ci saranno a livello fisico. In genere per affrontare una nuova stagione serve allenarsi per una quarantina di giorni, in questo caso non sarà possibile. E allora, vedremo. Ci sono giocatori che sono pronti subito, altri meno. Alcuni in campo si portano le preoccupazioni che vivono fuori, altri invece riescono a tenere la testa libera. Dipende dalla sensibilità di ognuno».
Lei è un volto di Sky: come sarà la ripartenza delle tv al seguito del calcio?
«Le difficoltà sono già evidenti per i contenuti. E nei momenti di difficoltà è logico che le persone debbano rinunciare a ciò che è superfluo. Per Sky è una fase complicata così come, credo, per Dazn e altre realtà di questo settore».
In questo senso l’eventuale ripartenza dei campionati quali effetti produrrà?
«Con gli stadi chiusi e le partite visibili solo alla tv, potrebbe essere un vantaggio. Ma le variabili sono tutte da verificare. Prima c’erano i bar pieni di gente per le dirette Sky, ora nell’immediato non sarà possibile…».
Calcio a parte, come sarà il dopo crisi per l’Italia: meglio o peggio di prima?
«Di solito ci si dimentica in fretta di tante cose. Però se è vero che dalle situazioni difficili nascono nuove opportunità, allora spero che il mondo del calcio sappia approfittarne. Pensiamo a quanto è accaduto e sta accadendo per il ponte di Genova: con la burocrazia ridotta al minimo i lavori stanno letteralmente volando. Il calcio ha bisogno di riforme, dalla A fino alla Lega Pro. Sfruttiamo questa possibilità».
Sarà ancora la Juventus a comandare l’eventuale fase 2?
«Prima dello stop la Lazio aveva un ritmo impressionante, nelle ultime quattro domeniche era andata sul 2-0 contro ogni avversaria dopo 20 minuti. La Juve è stata perfetta solo nelle due sfide con l’Inter, è un gruppo che per rendere ha bisogno di grandi motivazioni».
Assisteremo a qualche sorpresa?
«Tutto può accadere. Si deve ancora giocare Juve-Lazio, l’Inter non dovrà mollare. Si giocherà al caldo? Forse le squadre tecniche ne avranno un vantaggio. Le coppe? Il fatto di non giocarle era un vantaggio per la Lazio, se saranno spostate a fine estate sarà diverso».
Ha in programma di fare un salto in Piemonte, appena possibile?
«Mi trovo spesso con il mio amico cardiochirurgo Andrea Audo, il nostro rito irrinunciabile era di vederci al ristorante San Marco, a Canelli. Speriamo di rivederci presto».