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Il delicato rapporto tra specie

La trasmissibilità del coronavirus da quadrupedi a uomo non è supportata da evidenze scientifiche

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Sulla possibilità che gli animali possano trasmettere il Covid-19 il presidente dell’Unità medico veterinaria volontaria Guido Giordana spiega: «Allo stato attuale non ci sono evidenze scientifiche del ruolo dell’animale domestico come vettore del virus. Ci sono però stati alcuni casi positivi di animali domestici, tre ad Hong Kong e uno in Belgio, con sintomatologia simile a quella dell’uomo. Ormai il virus ha fatto un salto di specie, non è da escludere il fatto che possa poi colpire animali domestici. Ci troviamo di fronte a un virus che muta velocemente. Per un discorso igienico può essere un veicolo di trasmissione passivo, ma sono eventualità estremamente remote. Bisogna far attenzione a chi ha animali domestici ed è positivo asintomatico: lì c’è il rischio di contaminazione. Il virus all’esterno non ha una sopravvivenza lunga, in quel caso sono ipotetiche le possibilità di contagio».

Su come l’animale domestico viva questa situazione di quotidianità modificata, il presidente aggiunge: «L’animale se­gue abitudini che ci sono in famiglia, risulta un po’ spaesato. Por­to l’esempio del mio cane che è abituato a stare in giardino, ora vede strade de­serte e questo può influenzare gli stessi comportamenti. Di­pende anche dal tipo di cane e dalla razza, magari anche la stessa evacuazione degli e­scre­menti prima veniva fatta dopo una corsa o comunque do­po essersi mossi molto. Un altro problema può essere l’alimentazione, ma­gari il padrone non riesce più a fornirsi da chi andava prima, non è detto che non ne risentano».