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«Portare l’acqua in Langa fece bene al vino»

Decisivo il suo contributo per la costruzione dell’Acquedotto delle Langhe, infrastruttura che ha garantito benefici anche all’agricoltura

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Giacomo Oddero, classe 1926, che nella vita, tra le tante cose, è stato anche farmacista, sindaco del Comune di La Morra, presidente della Fondazione Crc e della Camera di commercio di Cuneo, può essere definito anche come “l’uomo dell’Acquedotto delle Langhe”. Sì, perché fu proprio lui a dare un impulso decisivo alla costruzione della grande infrastruttura che ha permesso di portare una risorsa così preziosa come l’acqua a tutte le comunità langarole. «Ma l’intuizione non fu mia», precisa Oddero, spiegando: «Di questa idea, portata avanti dall’onorevole Teodoro Bubbio, si parlava già negli anni ’50 e ’60. Venne anche creato un consorzio ma i lavori non partirono. Negli anni ’70 fui eletto in Consiglio provinciale e successivamente venni inserito, come rappresentante della Provincia, all’interno del consorzio e ne diventai presidente. Feci ripartire le richieste di autorizzazione che si erano arenate». Si mobilitò anche… la fortuna. Racconta Oddero: «Un giorno venne da noi a ritirare del vino l’allora ministro Carlo Donat-Cattin, accompagnato dall’onorevole albese Francesco Sobrero. Mi disse che il Governo aveva a disposizione un’ingente somma per gli acquedotti. Allora gli parlai del nostro. Fu di parola: riuscimmo a ottenere un finanziamento di 7 miliardi di lire, a cui in seguito si aggiunsero i finanziamenti dell’Unione europea». «Ciò ha permesso di costruire una rete di 670 chilometri di tubazioni che dalle montagne arriva a Canelli: senza di essa, cantine e turismo non si sarebbero potuti sviluppare così tanto», chiosa Oddero.

BaNNER
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