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«Valgrana la situazione nell’era covid»

Ne parla l’amministratore delegato Alberto Biraghi che fa il punto sulle attività

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La pesante onda d’urto sprigionata dal coronavirus Covid-19 continua a farsi sentire anche in provincia di Cuneo che, come il resto della regione, si è trovata ad affrontare una situazione tanto inedita quanto inaspettata che ha determinato significative conseguenze sia a livello sociale che economico. Se i dati nazionali relativi ai casi di contagio iniziano a essere un poco incoraggianti non si può dire lo stesso per quanto riguarda i numeri di piccole e medie aziende, molte delle quali versano in condizioni gravi. Ci sono, per fortuna, anche imprese che, pur subendo gli effetti della pandemia, sono riuscite a rimanere a galla, caricandosi quindi sulle spalle il peso e la responsabilità dell’economia piemontese. È il caso, guardando al territorio cuneese, dell’azienda casearia Valgrana di Scarnafigi che, producendo beni di prima necessità, è rimasta attiva anche nelle fasi più critiche dell’emergenza. Ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato Alberto Biraghi.

Biraghi, come state affrontando l’emergenza sanitaria?
«Stiamo facendo il possibile per tutelare la salute dei lavoratori, attraverso l’applicazione di tutte le misure di protezione del caso. Abbiamo fornito loro mascherine e abbiamo adottato quei provvedimenti necessari a evitare che si creassero assembramenti di persone. Vanno in questa direzione la chiusura temporanea della mensa aziendale e l’obbligo di utilizzare gli spogliatoi in modo “scaglionato”. Inoltre, sono stati previsti turni per il personale che lavora negli uffici e ci si è organizzati per evitare contatti con gli autisti degli autotreni che arrivano in azienda con i carichi di latte. In generale, il fatto di avere un numero di dipendenti contenuto in relazione alla dimensione dello stabilmento produttivo, che copre una superficie di circa 90 mila metri quadrati, ci ha agevolati».

A livello economico quali sono state le conseguenze?
«Sicuramente siamo stati più fortunati di altre aziende in quanto abbiamo potuto portare avanti l’attività. Tuttavia, non sono mancate le difficoltà, anzi. In particolare, abbiamo registrato un calo nelle vendite».

Quali sono le cause di questa contrazione?
«I nostri prodotti sono venduti soprattutto attraverso i “banchi taglio” che, purtroppo, in questa fase, sono meno “frequentati” dai consumatori, i quali, per rimanere il meno possibile all’interno dei supermercati, optano per prodotti già confezionati».

La chiusura di bar e ristoranti come ha influito sull’economia della vostra realtà?
«Queste attività, avendo dovuto sospendere completamente il lavoro, non stanno incassando e nemmeno ordinando e, di riflesso, faticano a pagare o, comunque, pagano in tempi dilatati i fornitori, come può essere la nostra azienda».

I prezzi, invece, hanno tenuto?
«Purtroppo le notizie non sono positive nemmeno su quel fronte, in quanto i prezzi sono in diminuzione. Nonostante tutte queste criticità, Valgrana sta reggendo tutto sommato bene: questo grazie alla sua solidità finanziaria. Anche se un bilancio più preciso potrà essere tracciato soltanto a emergenza conclusa».

A questo proposito, quale scenario immaginate per la ripresa?
«Molto dipenderà dai provvedimenti che verranno assunti dal Governo. In ogni caso, è necessario che questa situazione si risolva nel più breve tempo possibile. In generale, il problema sarà ridare ossigeno alle aziende che hanno patito maggiormente e sostenere la ripresa dei settori messi in ginocchio, quali, ad esempio, quello del turismo. Sicuramente, occorrono misure decisamente più forti rispetto a quella che ha previsto l’erogazione di 600 euro per i titolari di partita Iva. Sarà inoltre fondamentale avviare un processo di sburocratizzazione generale».

Nello specifico di Valgrana, quali misure attendete?
«Visto che il nostro problema non è poter lavorare, ma riuscire a vendere, auspichiamo l’introduzione di misure che sappiano favorire la ripresa dei consumi. In ogni caso, senza un ritorno, anche parziale, alla normalità è difficile pensare di rilanciare le vendite».