Duttilità e fiducia. Ruota attorno a queste due parole la “ricetta” anti crisi del senatore cuneese Mino Taricco. La duttilità è quella richiesta a ciascuno per adattarsi a «cambiamenti che d’ora in poi ci accompagneranno nella nostra quotidianità», spiega Taricco. La fiducia è quell’ingrediente in più che non può mancare nei momenti più complicati, soprattutto quando è «giustificata come in questo caso», afferma l’esponente del Partito democratico, «dato che l’emergenza sanitaria attualmente in corso apre a numerose opportunità di crescita».
Senatore Taricco, è rimasto bloccato a Roma oppure è riuscito a rientrare nel Cuneese?
«Dopo la prima settimana di emergenza, in cui i lavori del Senato si sono svolti online, ho affrontato le giornate successive da “pendolare”, un po’ a Manta, dove abito, e un po’ a Roma, dove ho partecipato a tutte le attività in programma».
Immagino che in queste difficili giornate siano stati numerosi i cuneesi ad averla contattata.
«È così: sono rimasto in stretto contatto con sindaci, amministratori, operatori sanitari, imprenditori, artigiani e associazioni di categoria».
Quali le richieste più frequenti?
«Le più disparate: dalla richiesta di mascherine alla gestione di problematiche logistiche. Considerato il mio settore d’intervento, la maggior parte delle istanze ha riguardato il mondo dell’agricoltura».
Qual è la situazione complessiva del comparto agricolo?
«L’intero settore sta vivendo un grande disagio: enormi quantitativi di prodotti agroalimentari destinati all’export sono bloccati; tantissimi produttori si sono trovati senza mercati dove commercializzare i propri prodotti, andando così incontro a eccedenze di produzione».
Quali sono le attività più penalizzate dall’emergenza?
«Il comparto floricolo e quello ortoflorovivaistico stanno soffrendo molto, essendosi trovati con grandi quantitativi di prodotti in “casa” senza avere la possibilità di metterli in vendita. Lo stesso vale per il settore lattiero-caseario, specie quello che commercializza prodotti freschi. C’è poi il mondo del vino che si trova a dover fare i conti con la chiusura degli sbocchi di vendita verso l’estero e le attività di ristorazione: un duro colpo per numerose piccole aziende che legano il finanziamento dei propri investimenti proprio a questo canale. Hanno subìto pesanti conseguenze anche gli agriturismi, in particolare quelli che basano il loro fatturato principalmente su attività didattiche e sociali, svolte soprattutto in primavera ed estate: la crisi coronavirus, nel caso di queste attività, ha determinato situazioni estremamente drammatiche».
Intanto, le aziende della frutta saluzzesi lamentano una grave scarsità di manodopera.
«È una problematica effettivamente significativa, visto che mancano, a livello nazionale, quasi 400 mila lavoratori. Questa lacuna, finora, era stata colmata impiegando persone che provenivano da fuori territorio. Alla luce di ciò, intendiamo dotare il quadro normativo nazionale degli strumenti necessari per affrontare efficacemente tale situazione».
I “voucher” rappresentano una possibile soluzione?
«Il nostro ragionamento esce dalla trappola dei nominalismi ideologici e mira a individuare la soluzione più valida tra le diverse disponibili».
Riesce a essere più preciso?
«Sono il primo firmatario di una serie di emendamenti sul tema già diventati legge. Tra le misure introdotte, cito: la proroga dei permessi di soggiorno in essere, la semplificazione delle procedure di assunzione, l’ampliamento della platea di soggetti che non sono considerati né dipendenti né lavoratori autonomi. Inoltre, il Governo si è impegnato a trovare una strada per rendere conveniente l’assunzione di tutte le categorie di persone che ricevono sussidi pubblici: un’operazione che potrebbe complessivamente far risparmiare e garantire maggiori entrate ad aziende e lavoratori per 450 milioni di euro. Infine, abbiamo chiesto al Governo di concedere permessi della durata di un anno a tutti coloro che in questo momento sono sul territorio nazionale ma con una posizione irregolare: quest’azione consentirebbe di fare “emergere” migliaia di “irregolari” per il lavoro nel comparto agricolo».
Sono previste altre misure?
«È stato concesso il 70% dell’anticipo sui fondi della Politica agricola comune (Pac), con liquidazione al 15 giugno, per una boccata d’ossigeno al Piemonte di circa 250 milioni di euro. Sono stati creati un fondo da 150 milioni di euro per la promozione del “made in Italy”, uno da 100 milioni per il settore avicolo, uno da 180 milioni, a cui se ne sono aggiunti 100 con il “Decreto liquidità”, per il credito alle imprese. Sono poi stati differiti i pagamenti delle imposte a carico del settore florovivaistico. Si sta sollecitando il Governo affinché introduca anche un indennizzo per chi è costretto a “stoccare” prodotti di qualità».
Con quali scenari dovrà confrontarsi l’agricoltura?
«L’emergenza, seppure imponga cambiamenti, apre a nuovi orizzonti, a patto di avere duttilità e strumenti per scorgerli. Si sono compresi l’importanza dell’agricoltura e la necessità di puntare su prodotti agroalimentari salubri e di qualità. Su questo fronte, la Granda è al top».