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«Il Mes ricadrà sulle spalle dei nostri figli»

Il senatore Giorgio Maria Bergesio (Lega) analizza il difficile momento per il nostro Paese e non risparmia critiche al Governo

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La sua prima legislatura come senatore, eletto nelle file della Lega, è iniziata a sostegno del governo gialloverde; poi, con il nuovo incarico affidato a Giuseppe Conte, sostenuto da una nuova maggioranza, il suo posto è passato nei banchi dell’opposizione. Ed è da lì che Giorgio Bergesio sta vivendo questi mesi di emergenza sanitaria.

Senatore Bergesio, dove e come sta vivendo il “lockdown”? Quale limitazione sta facendo più difficoltà a rispettare?
«L’ho trascorso continuando a lavorare, per il territorio e per il Paese. Mi è dispiaciuto sicuramente non poter fare visita a molte persone care che soffrono. D’altra parte, la priorità in questo momento è tutelare gli affetti più cari e non esporli a rischi inutili. Un piccolo sacrificio, come quello di tanti altri italiani che hanno rispettato le regole restando a casa, che ci aiuterà a uscire prima da questo incubo che stiamo vivendo».

La doppia veste di consigliere comunale di maggioranza a Fos­sano (da poco anche capogruppo consiliare) e di Senatore della repubblica, le consente di avere uno sguardo da amministratore e da politico sia sulla realtà nazionale che locale. Vede una situazione omogenea o percepisce criticità particolari per quan­to concerne la Granda?
«Rispetto a un governo che fatica a trovare le soluzioni, ci sono regioni come il Piemonte e comuni, come Fossano, che fanno la loro parte e danno le risposte che ancora mancano per sostenere gli imprenditori, i lavoratori e le famiglie piemontesi. Le criticità sono le stesse per tutte le aziende: i costi fissi, le scadenze fiscali, i costi per la messa in sicurezza di dipendenti e strutture e la mancanza di liquidità».

Lei arriva dal mondo delle imprese, quindi immagino abbia ben chiaro quanto l’emergenza sanitaria sarà seguita da un’e­mergenza economica dagli ef­fetti altrettanto negativi. Come pensa dovrà operare il tessuto imprenditoriale, specie del no­stro territorio, per non essere annichilito dalle conseguenze del coronavirus?
«Gli imprenditori sono stati investiti da uno tsunami, ma nonostante il crollo dei fatturati, hanno saputo dimostrare grande solidarietà in questa emergenza; sono resilienti, sanno rimboccarsi le maniche e ripartire. Sicuramente si aspettavano dal governo un pacchetto di misure che però non è mai arrivato. D’altra parte, aiutare le aziende non significa certo spingerle a indebitarsi con le banche. Per salvarle servono soldi veri, a fondo perduto e meno burocrazia. È questa combinazione l’unica ricetta in grado di garantire la sopravvivenza del nostro tessuto produttivo».

Che aspettative ha rispetto alla fase 2 e ai suoi effetti?
«Nonostante l’ennesimo show di Conte, la fase 2 ancora non c’è e viene da chiedersi se mai ci sarà. Noi ce lo auguriamo ma di questo passo il sistema Paese sarà già collassato».

Come Lega siete critici nei confronti delle misure adottate dal Governo. Qual è l’errore più gra­ve commesso a suo avviso dalla squadra del premier Conte e c’è almeno un’iniziativa intrapresa dall’Esecutivo che si sente di condividere?
«Una bocciatura su tutti i fronti. Il passo falso sul Mes poi è stato davvero clamoroso. Conte ha messo un cappio intorno al collo ai nostri figli perché saranno loro a dover pagare i nostri debiti. Il Mes non sono soldi regalati ma prestati che dovranno essere restituiti con un certo interesse e a certe condizioni».

Che ruolo ritiene debba avere l’opposizione in una fase di emergenza come questa?
«La nostra posizione è stata di collaborazione, fin dall’inizio. Perché per noi vengono prima gli italiani. Lavoriamo nell’interesse superiore del Paese. Ma le nostre proposte sono state tutte ignorate».

A livello di Amministrazione regionale cosa l’è piaciuto nelle decisioni di Cirio e Icardi e cosa andrebbe rivisto?
«Sono due figure preparate e competenti che hanno risposto in maniera tempestiva ed energica a un fatto inedito. Più di ogni altra cosa, condivido la proposta di un bonus al personale sanitario, che tanto si sta spendendo in questa emergenza. Il resto si valuterà quando ce la saremo lasciati alle spalle».

Per il post-coronavirus ci sono due correnti di pensiero: quella del “torneremo come prima, meglio di prima” e quella del “nulla sarà più come prima”. Lei a quale appartiene?
«Sicuramente quella del “Nulla sarà più come prima”. Perché per tornare meglio di prima servirebbe un altro governo. Fino a quando saremo ostaggio di questo, infatti, difficilmente potremo assistere a una ricostruzione post-virus veloce, come invece dovrebbe essere per tornare a competere. Ma il nostro impegno è continuare a lavorare per assicurare un futuro di prospettive alla Granda e all’Italia. Bisogna ricominciare a correre».