In merito agli effetti del coronavirus sugli esercenti cinematografici, Stefania Burlando spiega: «L’impatto è due volte devastante, non solo per la chiusura forzata. Nel 2019 abbiamo risalito faticosamente la china delle presenze in sala, a livello italiano. Questo trend era in crescita, anche, all’inizio del 2020. La stagione si presumeva buona, con un recupero che lasciava ben sperare per la primavera e l’estate. Adesso non sappiamo cosa succederà. Molti film sono stati venduti alle piattaforme. A questo punto, mi auguro che la nostra ripartenza avvenga dopo l’estate. Affrontare la stagione estiva in questa situazione così pesante, non ci permetterebbe di rientrare dei costi e, quindi, di rimanere aperti. Settembre potrebbe essere il mese idoneo per ripartire, pur con tutte le limitazioni e norme di sicurezza necessarie. Ripartire a novembre-dicembre 2020, sarebbe devastante, uno tsunami. Non solo per gli incassi, ma anche per i dipendenti. Ho fatto le domande per la cassa integrazione, ma al momento siamo ancora in attesa. Purtroppo non ci sono certezze. Faremo tutto quello che andrà fatto, per la salute di tutti e per la nostra attività». Sul futuro, chiosa: «Mi auguro con tutto il cuore che ci possa essere una rivalutazione delle sale cinematografiche. Vivere il cinema in sala è speciale. Il cinema è la settima arte. L’avvento delle piattaforme e delle tecnologie ha svalutato le proiezioni in sala. Nel tessuto sociale delle piccole-medie città, ma anche in quelle grandi, il cinema è fondamentale. Ha più di 120 anni di storia, ha superato le guerre e le grandi crisi, supererà anche il coronavirus. Vorrei una riscoperta del cinema e del suo ruolo nel sociale. Questa sarebbe la più grande vittoria, al termine di questi mesi difficilissimi».