Tra le difficoltà che si sarebbero potute presentare durante il suo mandato proprio non aveva pensato a una pandemia. Ma Gionni Marengo, da poco più di quattro mesi nuovo presidente di Apro formazione, non si è comunque fatto trovare impreparato.
Forte di una struttura ben organizzata e affiatata e della disponibilità di docenti e alunni, l’avvocato Marengo ha coordinato la gestione dell’emergenza coronavirus facendo sì che le attività dell’istituto scolastico albese non subissero interruzioni. Al contempo, si è occupato di tutelare i posti di lavoro dei circa 90 dipendenti e di garantire il funzionamento dell’attività amministrativa necessaria all’ente per partecipare a bandi di finanziamento. Inoltre, ha intensificato i rapporti con la Regione Piemonte in modo tale da ottenere risposte alle esigenze che via via si sono presentate durante la pandemia. Tutto ciò attivandosi in prima persona e compiendo un gesto di generosità: per l’intera durata di questa difficile situazione Marengo rinuncerà al compenso che gli spetterebbe in qualità di presidente, lasciando la somma a disposizione dell’istituto di formazione professionale. Noi di IDEA lo abbiamo intervistato.
Presidente Marengo, lei come sta affrontando l’emergenza?
«A livello professionale, il periodo non è dei migliori: l’attività forense legata alle pratiche non urgenti è ferma da marzo e non riprenderà almeno fino al 30 giugno. Alla luce di ciò, è normale che ci sia un po’ di apprensione».
Guardando al contesto generale nutre preoccupazioni?
«No, anzi, sono fiducioso. Se dopo una prima fase in cui siamo rimasti in balìa degli eventi, adesso, di fronte a una crisi sia sanitaria che economica, abbiamo l’opportunità di alimentare la ripresa».
Non la fa troppo facile?
«Non mi fraintenda. La situazione è preoccupante sotto diversi punti di vista, ma ora si inizia a intravedere un lumicino di speranza in fondo al tunnel e noi dobbiamo saperlo sfruttare. Il mio moderato ottimismo nasce dal fatto che si tratta di un’emergenza comunitaria e che, di conseguenza, l’Unione europea dovrà necessariamente concedere gli aiuti che sono necessari».
Non è troppo rischioso delegare la responsabilità della ripresa esclusivamente all’esterno?
«Certo, infatti, io credo prima di tutto negli italiani e, guardando al nostro territorio, negli albesi. Negli anni si è costruito un tessuto sociale ricco e forte, grazie all’interazione tra istituzioni, aziende, realtà produttive e commerciali, professionisti, terzo settore e associazioni. Sono convinto che usciremo dalla pandemia con una rete di sinergie ancora più solida e che nel giro di un anno saremo nuovamente a pieno regime su tutti i fronti».
Resta ottimista anche valutando la situazione di Apro?
«Certamente. Consiglio di amministrazione, Collegio sindacale, consulenti e Direzione generale di Apro hanno affrontato la situazione “di petto”, agendo con celerità per assicurare la continuità didattica, tutelare i lavoratori e garantire all’ente le risorse necessarie per assicurarne l’operatività, anche e soprattutto in ottica futura».
Ci vuole illustrare, in breve, le attività che sono state svolte?
«Grazie alla grande disponibilità dei circa 70 insegnanti e all’efficenza della rete informatica recentemente potenziata, è stata attivata in tempi rapidi la formazione a distanza. Il servizzio coinvolge circa 700 corsisti, oltre 500 dei quali legati alla scuola dell’obbligo. Quasi tutti i docenti operano dal proprio domicilio. Quelli che si occupano di corsi “più manuali” si recano a scuola avendo cura di rispettare tutte le misure di sicurezza del caso. Penso, in particolare, a chi ha in carico la didattica di materie legate all’officina, alla cura del corpo o alla cucina».
A proposito della cucina, come viene utilizzata in questa fase?
«Le nuove cucine della nostra Alba Accademia alberghiera sono risultate funzionali, essendo dotate di un moderno impianto video che ha permesso allo chef Luciano Tona di mostrare agli alunni collegati in “streaming” la preparazione delle sue rinomate e apprezzate ricette. Io stesso ho seguito la preparazione dei “tajarin”».
Non è che per caso ha provato anche lei a cucinarli?
«Non esageriamo! Diversi allievi, però, lo hanno fatto. Si è creata un’intesa “prof”-studenti di cui siamo orgogliosi. Detto ciò, speriamo di poter riaprire presto l’Accademia, ospitando magari un altro grande evento con la collaborazione della Federazione italiana cuochi, come accaduto per la finale nazionale del Bocuse d’or».