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Quella passione di capitan Totti per la Nutella

L’ex giallorosso lo ha ribadito pochi giorni fa dalla sua quarantena romana: «Impazzisco per il tiramisù alla Nutella». Come quando dopo un infortunio disse: «Portatemi un barattolo di Nutella!»

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C’è un filo conduttore speciale tra l’eccezionalità di un campione come Francesco Totti e un fenomeno mondiale come la Nutella: in entrambi i casi, si tratta di passione senza limiti. Quella dei tifosi di calcio (della Roma in particolare) per l’ex numero 10 giallorosso e l’altra, trasversale, di tutti gli amanti del cioccolato nel caso della crema spalmabile più famosa e apprezzata del mondo. La passione è sempre istintiva e difficile da contenere, sia verso Totti sia per la Nutella. E in dosi eccessive può magari avere qualche controindicazione. Ma, al tempo stesso, è bello esagerare e lasciarsi andare al puro piacere di una giocata di calcio sopraffino così come di una abbondante cucchiaiata di quel sapore dolce e inimitabile che non ha confini.
Totti ha ribadito pochi giorni fa la sua grande passione per la Nutella in un’intervista via Instagram dal suo isolamento romano. Raccontando la routine dei suoi giorni in famiglia ha detto: «Il tiramisù alla Nutella mi fa impazzire». Commentando anche: «Io sono malato dei dolci, ultimamente ne mangio pochi perché altrimenti ingrasso. E tra un po’ sentirò tutti gli acciacchi e i dolori per i venticinque anni da giocatore… Anche se a pensarci bene quasi quasi sono più in forma adesso!». Merito della Nutella?
C’è quel precedente rimasto famoso, del febbraio 2006, quando Totti subì un grave infortunio proprio nell’anno dei Mondiali in Germania, quelli che avrebbero laureato l’Italia campione del mondo ventiquattro anni dopo il trionfo spagnolo. Al risveglio in ospedale che cosa disse Totti per prima cosa? «Mi portate un barattolo di Nutella?». E poi sappiamo come andarono le cose per il numero dieci giallorosso. Recuperò dall’infortunio e partecipò all’entusiasmante avventura azzurra con un ruolo importante. Lippi glielo promise quando ancora il recupero del capitano romanista era tutt’altro che sicuro: lo avrebbe portato al Mon­diale. E Totti ripagò puntualmente il ct al 93’ della sfida contro l’Australia, bloccata sullo 0-0 fino al momento in cui proprio lui, appena entrato, andò sul dischetto per battere il decisivo rigore che Fabio Grosso aveva conquistato con astuzia ed esperienza. Nessuno avrebbe voluto calciarlo, Totti lo spedì semplicemente in rete. E gli azzurri proseguirono sulla strada verso l’apoteosi di Berlino.
Nel segno della Nutella. La stessa magia rievocata da Nanni Moretti nell’iconica scena del suo “Bianca” con tanto di mega-barattolo consolatorio. Oppure in quel verso di Gaber che elencando le cose di destra e di sinistra, dice: «Se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è di sinistra». Fino al libro di Gigi Padovani scritto per i quarant’anni della delizia firmata Ferrero, “Nutella – Un mito italiano”. Perché questa è l’essenza di tutto, l’italianità di una passione condivisa e alimentata in tutto il mondo.
Torniamo all’inizio: Totti e la Nutella. Che sia un legame solido è risaputo. Anche quattro anni fa, in uno degli ultimi ritiri del capitano con la Roma a Pinzolo, rispondendo alle domande davanti ai tifosi sul palco della piazza principale tra le Dolomiti, l’attestazione d’amore fu immediata e inequivocabile: «Preferisci un gelato alla stracciatella oppure un toast con la Nutella?». Era estate, faceva caldo, ma Totti non ebbe dubbi: «La seconda che hai detto», e furono applausi. E comunque non sono pochi i calciatori che hanno la stessa passione dell’ex giallorosso. Il catalano Gerard Piqué, per esempio, capitano del Barcellona e compagno della showgirl colombiana Shakira, non ha mai nascosto di prediligere l’abbinamento inconsueto tra i Doritos (le patatine fritte) e appunto la Nutella. Variazioni sul tema.
Ma alla base c’è sempre quel filo conduttore, la passione che ispira tutto. Dalle magie con il pallone alla creazione di un mito planetario. Sempre di passione si tratta, di amore per ciò che si crea, per il proprio lavoro, per un sogno da realizzare. Che poi non ha limiti. Perché Totti avrà pure smesso di giocare, ma l’irresistibile tentazione per la Nutella non l’ha affatto smarrita. Nutella? Elisir di giovinezza.