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Il grido di allarme di un parrucchiere cuneese: “Anni di sacrifici, ed ora? Fateci lavorare!”

La testimonianza di Mario Di Napoli, titolare di Easy Hair: "Il nostro settore è in ginocchio, siamo allo stremo. Faccia dei sacrifici anche la politica"

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Mario Di Napoli nel suo negozio di Cuneo

“Dieci anni di sacrifici ed ora non ho soldi per mangiare e pagare le bollette. Vogliamo lavorare, siamo allo stremo”. Mario Di Napoli fa il parrucchiere: è il titolare di Easy Hair, in via XX Settembre, a Cuneo. Come i suoi colleghi, da lunedì non potrà riprendere a lavorare. La fase 2 non permette ancora ai parrucchieri di tornare alla loro attività. Loro, insieme agli estetisti, saranno gli ultimi a riaprire, a giugno, salvo nuove disposizioni. Tanti operatori del settore negli ultimi giorni hanno alzato la voce. Si sentono penalizzati dalle decisioni governative e molti saranno costretti a chiudere.

Mario Di Napoli tiene duro, ma non vuole stare zitto: “Qui si rischia di chiudere completamente intere attività che sono state fatte nascere dal nulla, con sacrifici e duro lavoro. Io sono uno di quelli che è riuscito a tirare su il proprio negozio da zero, cominciando a 24 anni. Mi dicevano di lasciare perdere, che mai sarei riuscito ad affermarmi. Ma io sono testardo e pieno di passione ed amore per il mio lavoro: dopo 10 anni posso dire di essere riuscito a farmi un nome nella mia città. Sono stati 10 anni di debiti e duro lavoro”. Ora però Mario vede quei sacrifici vanificati da questa situazione e dall’impossibilità di ripartire: “Queste decisioni mi stanno mettendo in ginocchio, e come me sono nella stessa situazione tanti altri del settore. Voglio poter lavorare: non ho soldi per mangiare e per pagare le bollette”.

Poi l’accusa alla politica: “Come al solito ci riempiono di parole vuote. Parlano di aiuti, ma io non ho visto ancora niente. Paghiamo tasse alte continuamente, ma ci chiedono ancora sacrifici, mentre loro non si sacrificano mai e lo stipendio a fine mese ce l’hanno sempre. Ci sono attività che rischiano di chiudere. Non ce la facciamo più, siamo allo stremo”.