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«Il mio desiderio? È tornare presto nella casa di Monforte»

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Enza Sampò, torinese, vive a Roma da 50 anni ma si considera “langhetta”.
«Quei posti legati alla mia infanzia. Ho visto la fiction con il mio personaggio:
belle atmosfere»

«I figli si raccomandano al telefono, mi ripetono di non uscire ».
Enza Sampò affronta nella sua casa di Roma le costrizioni del coronavirus e racconta la sua preoccupazione:
«Mia sorella abita a Torino, mi dice che sale il livello di guardia. Ma noi piemontesi siamo più ubbidienti».

Signora Enza, è vero che ha nostalgia della sua casa di Monforte d’Alba?
«Il giardiniere mi ha mandato le immagini del giardino, pieno di primule. Di solito trascorro lì l’estate, arrivo a luglio. Spero di poterlo fare anche quest’anno. Io mi considero “langhetta”, amo quei posti. Sono legati alla mia infanzia».

Lei però è nata a Torino.
«Sì, ma nel 1939 la guerra era cominciata. Mio padre era stato appena arruolato e trasferito a Taranto; dopo le prime bombe su Torino mamma decise che dovevamo andarcene. Ci aiutò Giorgio Barberi Squarotti, scrittore e amico di famiglia che aveva casa a Monforte. Ho vissuto protetta in quei luoghi fino alla quarta elementare ».

Come si trova a Roma?
«Male, malissimo… È diventata una città invivibile. Io ci abito dal 1962 ma allora era diversa, era gradevole. Oggi resta affascinante solo per i turisti, per chi ci vive è sempre più complicata. Ho nostalgia di Torino che invece negli anni è diventata bellissima».

Come è iniziata la sua carriera televisiva?
«Da indossatrice. Allora si diceva così, non “modella”. Torino, come spesso è successo, era all’avanguardia più di Milano. C’erano diversi saloni di moda e tanto fermento. Il discorso valeva anche per la tv. Feci un provino per la Rai senza tante aspettative e tutto ebbe inizio…».

Ha affiancato personaggi che sono entrati nella storia.
«È vero, ma ero molto giovane e non me ne rendevo conto. Penso a Sanremo, che presentai nel 1960… Facevamo tutto in diretta. Ma non mi piaceva, dovevo solo presentare i cantanti. E pensare che chi partecipa a Sanremo entra nella storia. Allora non lo capivo».

Ha conosciuto personaggi di spicco: per esempio Enzo Tortora e Mike Bongiorno. Un segno del destino?
«Sono stata fortunata con gli uomini: il primo è stato Maurizio Corgnati (marito di Milva) che era zio di una mia amica e abitava nel mio stesso palazzo. Il provino in Rai lo feci grazie a lui. È stato per me un vero mentore: mi spinse a studiare teatro, a documentarmi, fu fondamentale nella mia formazione ».

Nessun contrasto con i colleghi uomini?
«Al tempo non ci vedevano come rivali nella professione, non ci temevano. Da Mike a Enzo Tortora, sono stati tutti generosi con me. Mi hanno aiutato a sentirmi sicura».

E come è stato il suo rapporto, nel mondo dello spettacolo, con le altre donne?
«All’inizio trovai spazio alla sede di Milano perché era incinta l’annunciatrice Marisa Borroni, poi cominciai a fare l’inviata per la trasmissione “Campanile Sera”. Le amiche le ho trovate sempre fuori dall’ambiente di lavoro, a parte qualche eccezione come Paola Saluzzi oppure Enrica Bonaccorti con cui ancora ci sentiamo telefonicamente».

Che cosa le manca della tv?
«Mi manca la redazione, il lavoro degli autori. A “Campanile Sera”, improvvisavamo tutto sul posto. Quella parte mi è sempre piaciuta, andare in video molto meno. Neanche mi truccavo».

Ha condiviso l’epoca delle soubrette, portando avanti un’immagine diversa.
«Non sapevo né cantare né ballare, mi ispiravo piuttosto a professioniste come Elda Lanza, prima presentatrice Rai con cui sono stata in contatto fino alla sua morte, l’anno scorso. Per il resto, sono arrivata al momento giusto imponendo un ruolo che per le donne era ancora poco frequentato; ho avuto spazio e ho raggiunto presto la popolarità attraversando vent’anni di storia della tv».

Sa che nella fiction “Il paradiso delle signore” uno dei personaggi è una certa Enza Sampò?
«La produzione mi ha fatto leggere la sceneggiatura e i dialoghi. Si sono documentati leggendo mie interviste dell’epoca, hanno lavorato con serietà».

Ha visto qualche episodio?
«Non tutti perché andavano in onda nell’ora del mio pisolino. Mi sono piaciuti. Ho ritrovato una certa atmosfera, quell’ambiente della moda. Io sono stata anche figurinista, mi appassionava, a ve vo iniziato a realizzare e vendere abiti».

Sa che anche Elisa Muriale, l’attrice che la interpreta, è piemontese?
«È di Fossano, sì. Un’ex finalista di Miss Italia che, devo dire, è molto più bella di me. Ma il taglio di capelli è lo stesso che avevo io».

Come è cambiata l’Italia in questi anni?
«Così tanto che non saprei dire come. Oggi tutto è riferito ai social che, pure in questo momento, si stanno dimostrando utilissimi. Ma spesso mostrano un mondo degradato, senza freni. E dominato dagli imbecilli».

Viene in mente la definizione che di Internet diede Umberto Eco, di cui lei fu innamorata…
«Ci conoscemmo giovanissimi, lui era militare, aveva lasciato la Rai per andare alla Bompiani. Era colto e anche simpatico, piacevole e mai pedante. Ma per me era troppo, mi sentivo inadeguata. Fu un periodo formativo. Eravamo un gruppo di amici tra Torino e Milano: personaggi come Gianni Vattimo, Furio Colombo e Luciano Berio, non mi rendevo conto di cosa sarebbero diventati».

Anche lei…
«Ero così giovane, ma come loro molto ambiziosa. Noi giovani del dopoguerra volevamo – e potevamo – cambiare il mondo».

Dopo il coronavirus, sarà come nel dopoguerra?
«Spero che sia una nuova occasione. Fin qui hanno dominato i personaggi da talk show, la visibilità, le serate in discoteca».

Come è oggi la tv?
«Gira attorno al denaro. Una volta aveva intellettuali come Folco Portinari, Raffaele La Capria o Antonello Falqui, ora non avrebbero spazio: contano solo gli ascolti, non la qualità. A parte rare eccezioni come Fiorello».

Ha conosciuto anche Fabrizio Frizzi?
«Una persona buona, di buona famiglia. Mai un pensiero cattivo. Ci siamo scambiati messaggi affettuosi fino all’ultimo».

Prima di Eco ci fu la storia con Emilio Fede.
«Un flirt di gioventù. Lui aveva una rubrica nel mio programma “Il Circolo dei Castori”. Durò pochi mesi, aveva molte donne».

La aspettiamo nelle Langhe.
«A luglio voglio tornare, come da bambina. Questa del virus è un po’ come una guerra, no?».


BaNNER
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