La Giordania oggi è, senza dubbio, uno degli Stati più “occidentali” del Medio Oriente, ma c’è ancora un grande divario economico all’interno della popolazione.
Lo spiega la cuneese Celestina Turco, in Giordania da quasi sei anni con il Movimento dei focolari: «Questo è un Paese molto ospitale che, nel tempo, ha accolto diversi rifugiati, oggi pari a circa un terzo della popolazione. Per fortuna non c’è la guerra e, a differenza di altri Stati confinanti, la vita è abbastanza tranquilla. Stiamo assistendo allo sviluppo di una forte propensione turistica, naturalmente anche grazie a siti archeologici ormai conosciuti in tutto il mondo, come la città di Petra, fondata dal popolo dei Nabatei, ma anche Jerash, l’antica Gerasa con le sue rovine romane. Ci sono poi incredibili bellezze naturalistiche: il Mar Morto, il fiume Giordano e il Monte Nebo, da dove Mosè vide la Terra Santa. In Giordania si possono fare anche escursioni nel deserto, luogo privilegiato per osservare stelle o tramonti. Nonostante tutte queste sue potenzialità, il Paese fa risaltare ancora un ampio divario tra i cittadini, in quanto c’è ancora molta povertà: i salari sono mediamente molto bassi, soprattutto quelli di operai e artigiani e non tutti hanno diritto alla pensione, che viene infatti garantita solo a chi lavora nel settore pubblico. La sanità è privata e non tutti possono permettersi di curarsi in maniera adeguata; per alcuni è difficile poter pagare anche le cure dentistiche. Purtroppo lo scoppio della pandemia Covid avrà ricadute pesanti sulla popolazione, soprattutto a livello economico».