La tecnologia 5g è assurta alle cronache in questi mesi come tematica di particolare interesse e dibattito. Tante le bufale e molta la confusione che regna in materia. Per cercare di dissipare i numerosi dubbi, Uncem, in collaborazione con Anci e Anfov, ha organizzato ieri un webinar presenziato da Nicola Pasquino, docente dell’Università di Napoli ed esperto di 5g. “Un’occasione di confronto e di dialogo su un tema che riteniamo importante per i nostri comuni”, ha detto Michele Pianetta, vicepresidente Anci Piemonte.
Tra le molte questioni poste sul tavolo: l’impatto sulla salute. Non sono pochi coloro che considerano questa tecnologia pericolosa delle radiazioni emesse dalle stazioni radio.
I possibili rischi del 5g devono essere considerati relativi al valore di esposizione alle onde del campo elettromagnetico e in Italia, è stato ricordato, la soglia di guardia è di molto inferiore rispetto al resto d’Europa. In generale, ha affermato il professore, le regole che oggi tutelano la popolazione poggiano su studi comprovati che tengono in dovuta considerazione le preoccupazioni dei cittadini per eventuali ripercussioni sulla salute.
“Qualora si dovessero sostituire tutti i sistemi, il 5g consentirà mediamente un’esposizione nello spazio e nel tempo più bassa di quella che si ha attualmente” ha aggiunto Pasquino. Questo perché, a differenza del 4g che offre una copertura “a zona”, la tecnologia 5g è progettata per indirizzare fasci di campo solo dove ce ne sia un reale bisogno.
Diversi i vantaggi che il 5g introdurrebbe, in particolare sul piano medico. Si aprirebbe la frontiera della telemedicina garantendo ai cittadini la possibilità di controlli di routine a distanza. Il lavoro dei medici verrebbe alleggerito senza pregiudicare la qualità delle cure offerte. Grazie a particolari dispositivi sarebbe inoltre possibile monitorare da remoto lo stato di salute dei pazienti in tempo di pandemia, così da diminuire la pressione a cui il personale sanitario è sottoposto.
Non sono mancate da parte di Umberto de Julio, preseidente Anfov parole dure contro la tendenza a demonizzare la tecnologia: “non consentire l’estensione di queste tecnologie sul nostro territorio ha un impatto immediato soprattutto sulle aree remote e rurali. Tagliare fuori dall’evoluzione e negare la possibilità di offrire servizi dal valore aggiunto è un danno che supera qualunque ipotetica obiezione in termini di salute.“