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45 ANNI FA L’ALBESE IN SERIE C – Capitan Martinelli: “Amici fuori, leoni in campo”

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L'ingresso in campo di Albese-Asti il 25 maggio 1975. Capitan Martinelli guida la fila, accompagnato dal figlio, mascotte nel giorno della festa promozione.

L’allenatore, il difensore esperto e il capitano. Non potevamo che chiudere con lui il nostro viaggio nell’Albese dei sogni che portò il professionismo nel calcio langarolo, vincendo il campionato di Serie D 1974/75 il 18 maggio di 45 anni fa.

La fascia al braccio in quel gruppo trionfante spettava di diritto a Paolo Martinelli, libero vecchio stampo che tre anni prima aveva sposato l’ambizioso progetto biancazzurro, scegliendo di portare la sua esperienza (nonostante i soli 26 anni quando arrivò il successo) per la creazione di un gruppo di livello.

“Sono arrivato ad Alba tre anni prima. Da lì abbiamo iniziato a lavorare con delle ambizioni, per sognare in grande. Il mio compito e quello di pochi altri ragazzi che già avevano disputato qualche campionato di Serie C era quello di infondere in un gruppo giovane l’ambizione. Erano tutti bravi giocatori, ma che vedevano ancora l’allenamento come puro divertimento. Con le settimane, il lavoro settimanale divenne invece una preparazione per le vittorie domenicali, da curare senza lasciare nulla al caso. Quella fu la vera svolta”.

Professionalità in campo, ma non solo: “Io ero ottimo amico di Cappellazzo, giocatore straordinario che purtroppo se n’è andato troppo presto. Con lui avevo fatto il militare e con lui intrapresi quest’esperienza langarola. Da subito capii che era importante creare un gruppo affiatato: spesso, io che ero già sposato invitavo i più giovani a casa mia, si mangiava qualcosa insieme e si cercava di rompere le distanze che involontariamente nascono tra “vecchi” e “meno esperti”. Era l’unico modo per dare tutto in campo”.

Il tutto non senza qualche rimprovero: “Lo ammetto, qualche volta si faceva anche un po’ tardi e i rimbrotti dei dirigenti non mancavano. Noi, però, promettevamo sempre massimo impegno e così era: in campo eravamo veri leoni, sempre pronti a dare tutto per la squadra”.

Ma che annata fu? “Perfetta. Il culmine dopo due stagioni di crescita. Vincemmo con regolarità, a gennaio eravamo già lassù e ci restammo fino alla fine. Purtroppo rimpiango un po’ alcune incomprensioni nate soprattutto con l’allenatore, che mi spinsero a fine stagione a fare le valigie e a salutare”.

Oggi Martinelli dispensa ancora insegnamenti nella Scuola Calcio del Pedona, ma non dimentica quei campionati: “Davvero un bel ricordo, che mi piace qualche volta riportare a galla. C’era un legame unico tra noi: quante volte ho allungato la gamba per “farmi sentire” con qualche attaccante. Era un doppio avvertimento: “Da qui non si passa e se provi a fare male a qualche nostro giovane sai cosa ti aspetta”. Quello era il gruppo”.