Favorire la ripresa, senza perdere di vista la necessità di evitare nuove ondate di contagi. Partendo da questo principio i gruppi consiliari di opposizione di Alba “Partito democratico”, “Alba attiva e solidale”, “Alba città per vivere” e “Impegno per Alba” hanno definito alcune proposte per la fase 2 dell’emergenza coronavirus, trasmettendole al sindaco Carlo Bo e all’Amministrazione. Ne abbiamo parlato con il capogruppo di “Alba città per vivere”, l’ex assessore al turismo Fabio Tripaldi.
Consigliere Tripaldi, qual è la vostra proposta per i bambini?
«Durante l’emergenza Covid, 5.300 tra bambini e ragazzi da 0 a 19 anni (il 16,9% della popolazione) non hanno potuto frequentare la scuola (il 6% di loro nemmeno online) e, di conseguenza, non hanno socializzato, manifestando primi segni di stress psicofisico e regressione di competenze. Il Comune potrebbe farsi promotore di attività estive diffuse, a piccoli gruppi, nei cortili, negli spazi aperti (introducendo orari dedicati a bambini e famiglie), nelle scuole, nelle strutture sportive, attraverso il coinvolgimento delle associazioni socio-educative. Sarebbe inoltre utile integrare il “bonus baby-sitter” statale e prevedere supporti socio-psicologici. Sul fronte scolastico, si crei un gruppo di lavoro con le scuole in modo da farsi trovare pronti quando sarà possibile riaprire».
E per i giovani?
«Si potrebbe creare uno spazio web su cui pubblicare i principali eventi di interesse giovanile. In parallelo, si organizzi online l’evento “IoLavoro” che si sarebbe dovuto tenere a marzo. Infine, si attivi un servizio che consenta agli studenti delle superiori di supportare telematicamente i colleghi di medie ed elementari. Ovviamente sarà necessario portare Internet alle famiglie non ancora servite».
Sul fronte degli anziani come si può intervenire?
«Nella nostra città un cittadino su quattro ha più di 65 anni: queste persone, che peraltro sono quelle che hanno pagato il prezzo più caro durante la pandemia, vanno tutelate e supportate. Si provveda, quindi, a diffondere in modo capillare informazioni utili a evitare il contagio, si potenzino l’assistenza domiciliare e i centri anziani, si faciliti l’accesso alle cure primarie».
Nell’ambito degli spostamenti, su quali aspetti è opportuno un provvedimento comunale?
«Occorrerà da un lato riorganizzare gli spazi pubblici per garantire il distanziamento fisico e dall’altro favorire la mobilità sostenibile, in modo da evitare un uso indiscriminato delle auto e, quindi, un eccessivo incremento del traffico. In questo senso, potrebbe risultare utile il potenziamento di spazi pedonali e piste ciclabili, introducendo bonus per l’acquisto di bici ed e-bike e “buoni mobilità” per incentivare gli spostamenti in bici».
Il settore sanitario, invece, come può essere aiutato?
«Con l’avvio del trasferimento dell’ospedale “San Lazzaro” a Verduno diventa urgente avviare l’istituzione di una “casa della salute” che garantisca servizi territoriali diffusi. Nel frattempo si intensifichi il dialogo con l’Asl e si studino soluzioni per facilitare gli spostamenti al nuovo nosocomio».
Uno dei settori più colpiti è quello turistico. Che fare?
«La Fiera del tartufo deve giocare un ruolo centrale per la ripresa del turismo, che nella nostra zona dà lavoro a oltre 10 mila persone e fa registrare più di 800 mila presenze all’anno. Nello specifico, occorre prevedere un Mercato del tartufo in sicurezza e pensare a una fiera distribuita sull’intero territorio comunale. Sarebbe interessante prevedere iniziative dedicate alla Fiera nelle principali piazze italiane ed estere e condividere le attività più rilevanti sul web. Da potenziare ulteriormente il turismo “outdoor” e progetti culturali all’aperto».
Infine, qual è la vostra proposta per aziende e commercio?
«L’Amministrazione ha siglato un accordo con Banca d’Alba e con le organizzazioni datoriali per un’iniezione di liquidità alle imprese, ma occorrono decisioni ancora più forti, tra cui la sospensione della tassa di occupazione del suolo pubblico per tutto il 2020, l’autorizzazione in deroga per l’ampliamento dei dehors, la non riscossione della Tari per i mesi di chiusura delle attività».