Home Articoli Rivista Idea Irene Roggero e quella piccola felicità al giorno

Irene Roggero e quella piccola felicità al giorno

Il cuore disegnato a inizio “lockdown” dalla cheraschese è diventato un simbolo

0
793

Mentre iniziava il “lockdown” le immagini di profilo di Facebook e di WhatsApp di molte persone si sono riempite della stessa immagine: un cuore rosso con al centro una colomba di pace, sopra a un “Andrà tutto bene” scritto a mano. Quell’immagine è diventata il simbolo di una comunità, quella cheraschese, che si è vista rappresentata tutta da un simbolo così potente in un momento in cui la speranza teneva tutti insieme. Irene Roggero, cheraschese, fa di tutto per non essere definita artista. «A me piace disegnare», spiega. «A fine giornata, per mettere in ordine i pensieri, da sempre disegno. Cerco un attimo felice del giorno passato e da lì parto per tracciare le linee e collegare i puntini. Basta un pensiero piccolo, magari una coccinella o le mie figlie che ascoltano la musica con le stesse cuffiette. Un at­timo di bellezza si trova sempre».
Come è nata l’idea di questo di­segno?
«Era il mio compleanno e sa­pendo di non potermi regalare nulla, ho deciso di fare un disegno da regalare agli altri. L’ho postato online e mandandomi una mail, chi voleva poteva riceverlo in alta risoluzione per stamparlo. Mi hanno scritto oltre cinquanta persone, ac­compagnando la richiesta con qualche parola. È stato un regalo stupendo ricevere tanti pensieri anche da persone sconosciute o signore di tutte le età».
Tu in realtà scrivi anche un commento ai tuoi disegni, che svela un’anima poetica e una leggerezza rara.
«Il testo che accompagnava quella immagine iniziava con “quando non trovo le parole, io disegno” ed è esattamente così, da sempre. Creare quest’immagine è stato terapeutico: e quando gli altri mi hanno risposto è stato un vero e proprio dialogo. Qualcuno si è creato una ma­glia, altri un quadro e qualcuno, forse, un ex voto».
Il tuo cuore è stato un’immagine aggregativa come l’appuntamento in mu­sica diffusa dal centro di Cherasco organizzata da Sergio dj alle 18, anche qui trasformata da te in disegno.
«Sì, anche questo è stato un momento di comunità, come se la città vuota fosse un palcoscenico e tutte le persone di ogni età con le finestre aperte ascoltassero lo stesso concerto. Era emozionante e unico, rimarrà nella mente di tutti noi. Mi ha colpito che anche di fronte alla piccola polemica di supposto disturbo della quiete pubblica, gran parte del paese abbia solidarizzato con il dj dispensatore di bellezza sonora, che nel mio disegno si è trasformata in onde di luce e allegria. È stato come raccontare la storia di case incolori e una finestra da cui esce un’ondata di arcobaleno».
Come si fa cercare le piccole bellezze?
«A fine giornata faccio un riassunto come se fosse l’ultimo giorno e l’ultimo disegno, da fare al volo. Penso ai momenti di luce: certi abbracci multipli con le mie figlie, un piccolo gesto, o quando le bambine leg­gono lo stesso libro. Re­gredisco all’infanzia, quando una coccinella ti appassiona come se fosse un T-Rex e dici: “che meraviglia”».
Usciremo migliori?
«Io ci spero. Dovrebbe andare così, faticheremo a non farci ingabbiare di nuovo dalla routine ma dovremo mantenere l’attenzione per i gesti e i momenti che ci fanno bene e trovare qualcosa di bello da raccontare ogni sera a noi stessi e agli altri. Adesso forse daremo un significato nuovo alla massima preferita di mia non­na “Se hai la salute, hai tutto”».
Non sempre si riesce ad avere questo “cuor contento”. C’è una ricetta?
«Anche le mie sorelle sono così, credo sia qualcosa nel Dna oppure semplicemente i miei genitori ci hanno educate a cercare la felicità. Siamo preoccupate, ovviamente, ma è un approccio alla vita che spero di riuscire a passare alle mie figlie. Passerà anche questa difficoltà, ma le occasioni per sorridere non mancano. Ci si può accontentare di una piccola felicità al giorno, no?»
Da qualche settimana è uscito un libro da te illustrato, “Io Gero e vi racconto storie”. Come è nata questa collaborazione?
«Sui social ho conosciuto Gero Gua­gliar­do, l’autore, “filmmaker” milanese d’adozione, che scrive racconti brevi partendo da attimi, dialoghi, della vita quotidiana. Mi ha colpito perché è esattamente quello che capita a me quando disegno, parto da un particolare che mi ha colpito e lo trasformo in base alle mie emozioni e a quello che sento di voler raccontare. Quando è nato il figlio di Gero, ho sentito il desiderio di realizzare un disegno per loro e mandarglielo. Da lì è nata una bella collaborazione fino alla sua richiesta di illustrare la copertina del libro in uscita e le sezioni speciali dei racconti».
Di che cosa parla il libro?
«Ci sono dentro aneddoti della vita di Milano, racconti di Si­cilia, storie della sua nuova vita da babbo e tanti piccoli pezzi di vita».
Un progetto che ti piacerebbe realizzare?
«È stato emozionante vedere la copertina del libro di Gero realizzata. Non mi dispiacerebbe mettermi di nuovo in gioco in questo campo. Un mio sogno nel cassetto, poi, è vedere dei miei disegni stampati sulle magliette».