Ristorazione: prime prove di ripartenza

Un viaggio tra le “sette sorelle” all’indomani della riapertura, tra qualche timore e tanto entusiasmo

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Potersi sedere al tavolo di un ristorante e consumare un mo­mento di convivialità (oltre ai piatti della miglior tradizione culinaria locale) è una delle consuetudini di cui più si è sentita la mancanza in questi mesi di distanziamento so­ciale estremo, che tutti noi ci au­guriamo di esserci lasciati alle spalle per sempre.
Da pochi giorni, per l’esattezza da sabato 23 maggio, le disposizioni del Governo e della Re­gione Pie­monte hanno permesso anche la riapertura dei locali del settore della ristorazione. Un momento che incide anche sulla percezione di un ritorno alla normalità molto atteso da titolari, gestori e dipendenti, ma non di meno dai clienti.
La Rivista  IDEA ha provato a fare un giro di boa dopo il primo fine settimana di apertura, raccogliendo le testimonianze di sette ristoratori di locali delle “sette sorelle” della Granda, per avere una fo­tografia (geografica e non solo) il più dettagliata possibile della situazione di partenza, ma soprattutto dello stato d’animo di chi per mesi ha atteso il momento di tornare al proprio lavoro.
Il quadro che emerge dai racconti dei sei titolari che hanno riaperto al pubblico (in un caso l’attività ripartirà tra poche settimane) presenta di certo più luci che ombre.
Buona è stata la risposta da parte dei clienti e adeguata è apparsa quella dei ristoratori circa le disposizioni di sicurezza da adottare. Anzi, in molti casi si è cercato di andare oltre a quanto strettamente prescritto, sia per fornire un’ulteriore sicurezza ai clienti, sia per garantire loro un li­vello di comfort ancora più elevato.
Ecco: i clienti. L’ultimo tassello, che non abbiamo sondato direttamente, ma di cui, gioco forza, gli stessi ristoratori hanno parlato, essendo fondamentali per la riuscita della fase di ripartenza.
L’impressione è che anche da parte loro la voglia di ritrovare i propri locali d’elezione fosse tan­ta. Il modo di manifestare il proprio entusiasmo, però, non è stato uguale per tutti. Rac­contano i ristoratori che c’è stato chi si è mosso con grande circospezione, sentendosi mi­nacciato e chi quasi si comportava come se il virus non esistesse e non fosse mai esistito.
Ai professionisti della ristorazione, quindi, spetta anche questo compito: aiutare chi è più timoroso a muoversi con maggior serenità, nel totale rispetto delle norme di sicurezza, e chi tende a sottovalutare la situazione a non esporsi e non esporre gli altri a inutili rischi.
Perché importantissimo è stato ripartire, ma fondamentale sarà non fermarsi più.