Il Comitato “Salviamo l’ospedale di Bra” si sta adoperando per far riaprire Pronto soccorso e altri reparti del nosocomio della città della Zizzola
“L’iniziativa nasce da un gruppo di cittadini braidesi che, dopo aver perso quasi tutti i servizi essenziali, rischiano di veder pregiudicato il diritto alla salute”. Questa la “mission” del comitato “Salviamo l’ospedale di Bra”, supportato da una pagina Facebook nata il 27 aprile scorso che, a oggi, conta più di 4.300 “like”. Un gruppo a sostegno e a supporto del nosocomio “Santo Spirito”, con l’obiettivo di far riaprire il Pronto soccorso e altri reparti che tra i suoi portavoce più attivi ha l’avvocato braidese Marco Lamberti.
«La nostra iniziativa prescinde da ogni tipo di connotazione e di appartenenza politica». spiega Lamberti, «siamo un gruppo di cittadini residenti o domiciliati nel territorio dell’Asl Cn2, animati soltanto dall’intento di dare piena e integrale attuazione al diritto alla salute, come stabilito dall’articolo 32 della Costituzione».
«Lo scorso 20 marzo, nel bel mezzo dell’epidemia Covid-19» aggiunge il braidese, entrando nello specifico della questione, «con provvedimento urgente, è stata disposta la chiusura immediata delle attività del Pronto soccorso presso l’ospedale di Bra, nonché lo smantellamento pressoché totale dei reparti del medesimo nosocomio.
Era un provvedimento ispirato da motivazioni oggettivamente discutibili, a maggior ragione in virtù della particolare situazione di emergenza sanitaria in cui ci trovavamo. Il non ripristino delle attività dell’ospedale nella loro completezza può comportare un grave danno per la salute pubblica: l’attività del Pronto soccorso dell’ospedale di Bra e lo stesso nosocomio hanno un bacino di utenza, comprensivo del Comune di Bra e degli altri comuni limitrofi o vicini, pari a circa 57.500 abitanti, con accesso al punto di soccorso di emergenza stimato per difetto in 18.000 accessi annui».
Non trovando più risposte sanitarie a Bra, gli utenti che gravitavano sul “Santo Spirito” hanno dovuto rivolgersi altrove, come spiega ancora Lamberti. «È facile comprendere il disagio dei cittadini che hanno dovuto trovare assistenza e cura presso le strutture dell’ospedale di Alba e in quello, appartenente all’Asl Cn1, di Savigliano.
Tali presidi sanitari hanno raggiunto in breve la saturazione, con tempistiche di disimpegno non compatibili con la tutela della salute. Il fatto che ci sia stato un minor afflusso degli abitanti del territorio che gravitava sull’ospedale braidese è spiegabile con il timore di esser infettati dal virus. Ciò ha indotto la popolazione a rivolgersi ai medici di base, già di loro oberati, oppure a praticare le terapie del fai da te.
Con il ridursi della virulenza dell’epidemia, poi, i cittadini, non più particolarmente intimoriti, si sono riversati per le necessità emergenziali e no presso gli ospedali più vicini, creando una situazione di difficilissima gestibilità, con tempi di attesa a volte biblici».
Una prima iniziativa è stata l’allestimento stand per la raccolta delle lettere svoltosi nel fine settimana, davanti alla scalinata del “Santo Spirito”: indirizzate al presidente di Regione, Alberto Cirio, all’assessore regionale Luigi Genesio Icardi, al direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio, al sindaco di Bra, Gianni Fogliato e al prefetto di Cuneo, Giovanni Russo.
«Sono 987 le lettere che centinaia di cittadini ci hanno consegnato», spiegano i promotori.
«Davvero, non ce lo aspettavamo. Abbiamo scambiato molte esperienze, raccolto numerosi suggerimenti e segnalazioni di problemi, a volte gravissimi. Tutto ciò pensiamo possa indurre a qualche riflessione le autorità alle quali le lettere, anche a mezzo posta elettronica, verranno recapitate quanto prima.
In particolare sul grande bisogno di tutela per la salute nel braidese, tutela che a oggi ci è negata, forse perché non c’è stata un adeguata percezione da parte di chi ha ritenuto di chiudere i nostri presidi sanitari e di chi ha accettato o si è associato a tali decisioni».