Come tutti gli appassionati di ciclismo, anche Marino Bartoletti ha fatto partire il (nuovo) conto alla rovescia per la partenza del Giro d’Italia, “rimandato” a ottobre per colpa della pandemia di coronavirus Covid-19. Quello che lega il noto giornalista romagnolo alla “corsa rosa” è un rapporto tanto genuino quanto coinvolgente.
«Amo il Giro e sto soffrendo per la sua assenza», confessa Bartoletti, aggiungendo: «Per me si tratta ormai di un momento di vita imprescindibile, in quanto rappresenta un racconto meraviglioso e irripetibile dello sport che si coniuga con la passione della gente. Spero che anche a ottobre mantenga il suo fascino. Sono fiducioso, anche se, al contempo, nutro qualche preoccupazione per le condizioni climatiche che si potranno incontrare, specie in una tappa “in quota” come la Alba-Sestriere: aiutateci voi del territorio a far sì che il clima sia clemente».
E, allora, via alla “danza contro la pioggia”, nella speranza di poter vivere una giornata dalle forti emozioni, che saranno sportive ma sicuramente anche umane. Perché, come ricorda Bartoletti, «il Giro d’Italia ad Alba richiama alla mente ricordi speciali, come quello della partenza della tappa del 2011, la Alba-Parma: fu una giornata strana, sicuramente bella, ma piena di una dolce malinconia, perché poche settimane prima era scomparso per sempre Pietro Ferrero, l’imprenditore che aveva amato tantissimo il Giro». È legato al mondo del ciclismo anche il campione che più ha saputo emozionare Bartoletti: Marco Pantani, il “Pirata” del pedale. «Per rivivere le stesse emozioni che mi ha trasmesso Marco devo tornare alla mia infanzia e, in particolare, agli acuti, gli ultimi purtroppo, del “Campionissimo” Fausto Coppi.
Pantani, nell’epoca dello sport mediatico, è uno dei pochi, insieme a personaggi come Alberto Tomba, a essere riuscito a fermare una nazione intera. Non possiamo, quindi, che essere grati a campioni come loro che hanno saputo regalare a noi, innamorati dello sport, un caloroso e indimenticabile “massaggio” al cuore».