Il focus sull’operato della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali della città di Fossano prosegue rivolgendo alcune domande a Monica Ferrero (nella foto sotto) in qualità di segretario tesoriere del sodalizio.
Quali sono gli interventi principali su cui siete concentrati in questo momento?
«In questo momento stiamo intervenendo sull’ex chiesa del Salice, proprietà pubblica, fino a ora inutilizzata, per la quale son stati spesi 210 mila euro, che hanno permesso di partire dagli scavi archeologici per poi arrivare alla ristrutturazione degli interni.
L’intervento a Palazzo Burgos ha invece permesso la ristrutturazione delle aule di musica. Qui l’intervento, per un ammontare di 135 mila euro è suddiviso in lotti: prima la parte esterna dell’edificio, poi i locali interni. Il Santuario di Fossano è in ristrutturazione in vista dei 500 anni dall’apparizione della Madonna.
Abbiamo terminato il recupero dei tetti della cattedrale di Fossano, anche questo lavoro realizzato assieme alla Fondazione Cassa di risparmio di Fossano terminato a fine 2019, per la quale abbiamo stanziato 300 mila euro, spesi dalla Consulta fino a fine intervento.
Altro piccolo intervento, ma significativo, non in termini di importo, ma di rilevanza sociale riguarda il primo restauro di una piccola chiesa, quella di San Giorgio. All’inizio era stata fatta una manutenzione esterna ora faremo interventi a seconda delle problematiche che si ripropongono».
Il presidente Caramelli ha citato l’apporto di Antonio Miglio quale iniziatore del progetto. Cosa può aggiungere a riguardo?
«Antonio Miglio è socio come presidente della Cassa di risparmio di Fossano Spa che è entrata da poco a far parte della Consulta. Tutto è nato da una sua intuizione. Da presidente della Fondazione Crf ha promosso la costituzione della Consulta, facendo iniziare un percorso sulla falsa riga di quanto avvenuto a Torino. Altri ci hanno provato, ma senza grande successo».
Il ruolo della Consulta quindi…
«La Consulta è a oggi l’anima architettonica di Fossano, è questione di fiducia nei componenti. Noi non abbiamo una scaletta per gli interventi, andiamo su tutti i beni architettonici del territorio. Il criterio prioritario è che non siano progetti fini a se stessi, ma utili per la comunità».