Sono passate poco più di due settimane da quando Giu­seppe Guer­ra, alla guida della direzione medica del presidio ospedaliero Savigliano-Sa­luzzo, ha ricevuto dalla Re­gione Piemonte l’incarico di commissario straordinario per quanto riguarda gli aspetti sanitari emergenziali relativi ai migranti legati alla raccolta frutta nel saluzzese. Un lasso di tempo breve, ma sufficiente per provare a capire, tramite le parole del diretto interessato, quali siano le criticità da dover affrontare.

Dottor Guerra, qual è la problematica cui far fronte nel saluzzese relativamente ai migranti?
«In tanti anni non si è mai risolto il problema della logistica degli stagionali della frutta. L’Assessorato regionale alla sanità si fa carico della parte sanitaria del problema causata dalla pressante presenza dei lavoratori, che deve essere monitorata dal punto di vista della salute».

In che modo opererà in questo contesto?
«Al momento stiamo cercando di predisporre protocolli condivisi con tutte le istituzioni. Per quanto riguarda la par­te di mia competenza, cerco di fare da raccordo tra tutti i servizi dell’Asl Cn1 che partecipano alla sicurezza sanitaria del territorio. Mi occupo di dare assistenza sanitaria supportato dal­le Usca (U­nità speciali di continuità assistenziali, ndr), dal servizio di igiene pubblica e dal 118, che ha facoltà di attivare la maxiemergenza. I migranti con regolare contratto presso le aziende possono richiedere inoltre un me­dico di base temporaneo, che potrà anch’esso tenere sot­to controllo l’andamento. Tra­mite un’attività specifica, vogliamo essere di supporto alla Questura, alla Protezione civile e alla Prefet­tura, ma, più in generale, a tutto il territorio».

Al momento, in che modo lavorano le varie squadre operative?
«Mandiamo le Usca di Barge e Verzuolo di giorno per rilevare le temperature, per effettuare controlli sanitari, visite “pre-triage”, cercando così di non congestionare i vari ospedali. Uti­liz­zando queste squadre mobili e intercambiabili cerchiamo di tenere sotto controllo ogni minimo possibile se­gnale di allarme, come può essere la temperatura corporea più elevata o i primi sintomi potenzialmente riconducibili al coronavirus».

Per quanto riguarda le aziende che protocolli ci sono?
«Le aziende agricole, che io pa­ragono in tutto e per tutto a delle fabbriche, saranno regolate da un protocollo creato ap­positamente dalla Spresal (Ser­vizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro, ndr). Per loro valgono le stesse regole di un qualsiasi ambiente lavorativo, con il distanziamento sociale, le va­rie misurazioni corporee e comportamenti igienico-sanitari da rispettare. L’assessore regionale all’a­gricoltura Marco Proto­papa ha garantito uno stanziamento di denaro per far sì che vengano aggiunti moduli abitativi prefabbricati per gli stagionali, garantendo loro spazi più ampi a disposizione».

Siete pronti a gestire eventuali positivi al Covid tra i migranti?
«Il pronto soccorso di Saluzzo è stato potenziato con una seconda tenda all’ingresso, per creare un’area di filtro più ampia per valutare preventivamente i soggetti che, nel caso, verranno sottoposti a tampone. In questo modo si arriva ad accogliere una decina di persone. Chi necessiterà di ricovero sarà sistemato presso le varie strutture ospedaliere; più complessa dal punto di vista logistico è la gestione del paziente asintomatico, per cui è necessario individuare il luogo di soggiorno. Per questo motivo, sono in corso incontri serrati tra le diverse istituzioni coinvolte (Questura, Prefettura, Protezione civile), al fine di evitare che vadano in giro diffondendo il virus».

Quali sono le vostre previsioni circa i possibili contagi?
«Al momento l’indice di contagio è 0,4, quindi molto basso, perché le misure di conteni­men­to si sono rivelate efficaci. Se teniamo conto della curva di­scendente di questo momento, senz’altro dieci letti bastano per i Covid positivi. Con venti posti letto, potremmo gestire an­che i casi sospetti, i quali, però, vanno tenuti isolati».

Come si potrebbe affrontare un’eventuale on­data di contagi in autunno?
«Una cosa è certa: saremo sicuramente più preparati sotto tanti aspetti. In primo luogo ora sono stati individuati dei farmaci che danno buoni risultati, inoltre la disponibilità di posti letto in terapia intensiva e sub intensiva è stata in­crementata in questi tre mesi, raggiungendo un numero adeguato per far fronte a una situazione emergenziale».