Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata alla Redazione di Ideawebtv.it da un lettore, avvocato ed esperto in diritto sportivo, in merito al protocollo FIGC che, emanato nei giorni scorsi, dovrebbe tracciare le linee guida per gli allenamenti nel calcio giovanile e dilettantistico.
E venne finalmente il giorno della pubblicazione del protocollo Figc per gli allenamenti nel calcio giovanile e dilettantistico. Quello che era stato promesso dal Presidente del Settore Giovanile e Scolastico Vito Tisci per il 25 maggio. Di solito si dice “Meglio tardi che mai”. In questo caso sarebbe stato meglio “Mai”, perché le misure contenute nel testo sembrano non permettere la riapertura delle scuole calcio o quantomeno comporteranno un notevole aggravio di costi e di responsabilità per le Asd.
Anzitutto il documento non tiene conto che da quando fu pubblicato il DPCM a cui il protocollo calcistico doveva adeguarsi, sono passati quasi 20 giorni e che la situazione sanitaria da allora (fortunatamente) è notevolmente migliorata. Non sono giustificati quindi gli assurdi e dispendiosi obblighi posti in capo alle Società Sportive dilettantistiche che dal punto di vista burocratico, tra le altre cose, devono addirittura: nominare un “delegato per l’attuazione del protocollo” (con notevoli incombenze); individuare un “esperto di misure di prevenzione e contagio da Covid”; avere a disposizione un medico sempre raggiungibile; avvalersi eventualmente di uno psicologo che agevoli la ripresa delle attività.
In merito agli aspetti tecnici poi, la Figc consente solo “le attività con assenza di contatto fisico tra i giocatori”. Ciò nonostante il Ministro Spadafora abbia garantito che dal 15, massimo 22 Giugno, si potrà ritornare persino alle partite di calcetto tra amici. Perché dunque questa limitazione per le scuole calcio? Tutto lascia pensare che, tra qualche settimana, questo protocollo possa essere grandemente rivisto.
Altro aspetto controverso riguarda le distanze interpersonali. E’ previsto che durante gli allenamenti il mister debba indossare la mascherina e tenersi ad almeno 4 metri (un po’ troppi) dai calciatori, che lavoreranno in piccoli gruppi ed in orari differenti. Il protocollo poi fa una assurda confusione sulle distanze tra i calciatori in campo nelle esercitazioni: si parla prima di “almeno di 2 metri” ma nei paragrafi successivi si passa ai 5, ai 10 ed ai 20 metri. Un caos che dovrebbe costringere gli allenatori a continue misurazioni sul campo.
Il paragrafo in cui si enuncia che “è assolutamente vietata qualsiasi pratica che possa incentivare o aumentare la diffusione dei “droplets” (goccioline con il respiro o con la saliva)” è del tutto imbarazzante: praticamente si afferma che occorre allenarsi senza sudare.
Sembra proprio che chi ha scritto tale regolamento non abbia mai giocato a calcio. Del resto il Presidente Tisci un po’ di giorni fa annunciò la riapertura delle scuole calcio “senza l’utilizzo del pallone” o con “divieto dei colpi di testa”. Vi è da dire che il protocollo un aspetto fondamentale lo chiarisce: conferma che “Il gioco del calcio comporta la necessità di toccare la palla con i piedi, con la testa e con le mani”. Tisci ne dovrà prendere atto.
Intanto in Puglia il Presidente del Comitato Regionale (sempre Tisci) si autocelebra ed inizia con un po’ di ritardo (solo 3 mesi…) a concedere udienza a mezzo videoconferenza alle società affiliate. “Con grande chiarezza ed in un clima rilassato” (così scrive sul sito ufficiale), intende tranquillizzare tutti con valanghe di parole. Le solite parole.
Avv. Giulio Destratis