Sono ingenti i danni che i tecnici di Coldiretti Cuneo stanno quantificando presso le aziende agricole del Fossanese, colpite nei giorni scorsi da una fitta grandinata che ha imbiancato una lunga fascia lungo il fiume Stura, dalla frazione Ronchi di Cuneo alle frazioni San Biagio e Roata Chiusani di Centallo, fino a Fossano tra San Sebastiano e Murazzo. Sono coinvolte oltre 40 aziende frutticole, fanno sapere da Coldiretti Cuneo, in modo particolare quelle attive nei dintorni di Centallo dove, nei frutteti sprovvisti di reti antigrandine, che rappresentano il 30% del totale, i danni raggiungono il 100% relativamente a kiwi, mele e pesche. Per quanto concerne i kiwi, evidenziano i tecnici Coldiretti, la grandinata non ha solo compromesso la produzione di quest’annata ma avrà gravi ripercussioni anche sulla prossima. Le reti di protezione hanno retto quasi ovunque raccogliendo pesanti cumuli di grandine. Non mancano tuttavia segnalazioni di impianti crollati. I tecnici Coldiretti hanno, inoltre, riscontrato danni sui cereali, in particolare su grano e orzo, ormai prossimi alla raccolta, mentre sono meno evidenti i danni sul mais appena nato. Non sono stati risparmiati neppure gli ortaggi, con danni stimati tra il 30 e il 50% per quanto riguarda i fagioli già fuori terra. Non si è trattata della prima grandinata della stagione in provincia di Cuneo: nella notte tra il 2 e il 3 giugno aveva già colpito il Cuneese tra Beinette e Peveragno, anche se con danni meno ingenti di quelli che si sono registrati nel Fossanese; nel Braidese, infine, il protagonista in negativo è stato il vento forte che ha lasciato il segno del suo passaggio in alcuni campi di grano. I fenomeni che si sono verificati nella Granda sono una prova evidente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, dei cambiamenti climatici in atto: «L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma», commenta il delegato confederale di Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo, «con una tendenza alla tropicalizzazione e a una più elevata frequenza di episodi violenti, “sfasamenti” stagionali, sbalzi termici, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio da momenti soleggiati a fenomeni di maltempo, che compromettono le coltivazioni nei campi con costi che in un decennio hanno superato in Italia i 14 miliardi di euro, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne».