Saluzzo si presenta come un borgo di collina tipicamente trecentesco: piccole vie acciottolate, chiese e eleganti palazzi nobiliari con i loro giardini, popolano il centro storico. Il territorio di Saluzzo è ricompreso nella riserva della biosfera trasfrontaliera del Monviso.
Capitale delle Terre del Monviso e delle Valli Occitane il vastissimo centro storico ancora interamente costruito secondo la trecentesca architettura urbana, con numerosi poli di attrazione museale e artistica presenta tra i suoi gioielli la Castiglia.
Per quattro secoli la Castiglia fu la residenza dei Marchesi di Saluzzo. Edificato tra il 1270 e il 1286, il castello fu nei secoli ampliato, dotato di quattro torri, bastioni, ponte levatoio e fossato.
L’edificio, che fu residenza principale dei marchesi di Saluzzo, si staglia con la sua sagoma possente alla cima della Salita al Castello, percorso urbano d’impianto trecentesco lungo cui si affacciano eleganti dimore signorili, di prevalente impronta gotica, in origine provviste di porticati al pianterreno, poi chiusi nel Settecento, e con facciate spesso caratterizzate dall’aggiunta di elementi rinascimentali come i loggiati degli ultimi piani o le decorazioni ad affresco.
Eretta nel 1270, sull’area di precedenti punti fortificati, per iniziativa del marchese Tommaso I, che intendeva così dare un segno tangibile al consolidamento dell’egemonia signorile sul nascente nucleo cittadino, la Castiglia venne ampliata e ammodernata secondo il gusto del tempo nell’ultimo decennio del XV secolo per volere del marchese Ludovico II, in occasione dell’arrivo della seconda moglie, Margherita di Foix-Candale.
Margherita, di nobile famiglia francese, visse e governò (assumendo la reggenza dello Stato dal 1504 al 1521) nel momento di massimo splendore culturale e artistico del marchesato, che mostrava però, dal lato politico e militare, i segni anticipatori del declino, che sopravvenne con esiti drammatici nella prima metà del Cinquecento, culminando nella morte dell’ultimo marchese, Gabriele, avvenuta nel 1548.
Seguì una fase di occupazione francese, durante la quale il marchesato divenne di fatto un protettorato dei re di Francia con l’insediamento di un Governatore imposto da Enrico II di Valois, Ludovico Birago, che prese dimora proprio nella Castiglia.
La fine del marchesato come entità indipendente segnò per la Castiglia, antica dimora marchionale, un lungo processo di decadenza culminato nella destinazione a carcere posta in essere dal 1828 che comportò la pesante alterazione della struttura con eliminazione di elementi importanti del circuito fortificato originario e compromissione di arredi e decori interni.
Con il trasferimento della Casa di Pena in regione Felicina verso Revello nel 1992, si aprirono nuove prospettive di utilizzo per la struttura, che conserva inalterato il fascino antico e che è stata di recente riaperta alle visite come Museo della Memoria Carceraria.
L’elemento di maggior spicco nell’architettura del complesso, sopravvissuto allo stravolgimento ottocentesco, è forse la “rondella”, basso e poderoso torrione eretto nel 1491 che si staglia proprio dinnanzi al culmine della Salita al Castello: caratteristica è la sequenza di beccatelli e caditoie, di cui è parzialmente ornato.
Il suggestivo percorso di visita si snoda dai sotterranei ai sottotetti e include il percorso di ronda sui resti delle antiche mura, eccezionale punto panoramico sulla catena del Monviso e sulla pianura fino alle Langhe e a Torino.
Oggi ospita due importanti allestimenti multimediali: il Museo della Civiltà Cavalleresca che fornisce una chiave di lettura del patrimonio storico-artistico del Saluzzese e il Museo della Memoria carceraria.
Di fronte al torrione della Castiglia si trova la bellissima fontana della Drancia, risalente al 1481, con vasca ottagonale aggiunta in seguito, mentre quella originale è conservata nel Museo di Casa Cavassa.
Poco lontano dal centro abitato possono essere visitati l’Abbazia di Staffarda e il Castello di Manta, così come da non perdere, inoltre, è la visita della casa natale di Silvio Pellico.
E dopo tanto girovagare una sosta obbligatoria non può che non contemplare carni di ottima qualità come la gallina Bianca di Saluzzo, un’ampia scelta di formaggi locali e del territorio: il Castelmagno D.o.p, il “toumin dal Mel”, il Nostrale, la Toma d’Elva. E tra le eccellenze ortofrutticole mele, pere, kiwi e vino come il Pelaverga”, e il “Quagliano”, ottimo vino da dessert.
Cosa aggungere? Nulla se non consigliare questa città e i suoi tesori d’rte e naturalistici, a due passi dalle valli in cui l’imponenza del Monviso domina.