Dalla sommità della collina, il Castello domina l’intero paese e l’ampia valle del Tanaro. La grandiosa costruzione in muratura è decorata con raffinata eleganza. L’edificio è costituito da due piani principali e un terzo di minor altezza, tra loro collegati da eleganti scaloni e scale di servizio.
La facciata è ricca di decorazioni e sculture ed è affiancata da due avancorpi in mattoni rossi, rivolti a mezzogiorno. Lo scalone d’onore è formato da quattro rampe marmoree, fiancheggiate da parapetti a balaustra e decorate da possenti telamoni e bassorilievi provenienti dal Castello di Venaria Reale.
L’intera costruzione è delimitata a nord e ad ovest da un vasto parco all’inglese e ad est da un giardino pensile, ricco di aiuole, fontane ed alberi.
Il Castello è citato in un atto di vendita del 989. Era certamente, a quel tempo, un castello medioevale con bastioni e torri angolari, tipiche delle fortezze del Monferrato.
La costruzione attuale è opera dei Conti Solaro, Signori di Govone fin dal XIII secolo. Il Castello, infatti, fu ricostruito per interessamento del Conte Roberto Solaro, Gran Priore del Priorato Dei Cavalieri di Malta e del nipote Ottavio Francesco Solaro, al quale l’Architetto Guarino Guarini dedicò il progetto di ricostruzione del castello stesso. L’esecuzione dell’opera fu proseguita dagli eredi, fra i quali il Conte Giuseppe Roberto Solaro, cui si deve la testimonianza dell’intervento dell’Architetto Benedetto Alfieri, discepolo di Filippo Juvarra sulla facciata nord del Castello. Nel 1792, con la morte del Conte Amedeo Lodovico Solaro, che non contava diretti discendenti, il Castello e i beni passarono allo Stato.
Successivamente venne acquistato da Vittorio Amedeo III Re di Sardegna a favore dei figli Carlo Felice, Duca del Genevese e Giuseppe Benedetto Placido, Conte di Moriana. Dopo la sconfitta dei Piemontesi da parte delle truppe francesi, il Castello venne incamerato dalla Nazione Francese, subendo le conseguenze di un inevitabile abbandono.
Nel 1810, per decreto napoleonico, fu messo all’asta e quindi acquistato, al fine di impedirne la completa demolizione, dal Conte Teobaldo Alfieri di Sostegno, che lo cedette nel 1816 al principe Carlo Felice, che riprese, in tal modo, il possesso del maniero.
Nel 1819 Carlo Felice si occupò attivamente del restauro e dell’ammodernamento del castello, i cui lavori furono diretti dagli architetti Giuseppe Cardone e Michele Borda. Particolare attenzione venne dedicata alla decorazione del salone centrale, che fu affidata al pittore Luigi Vacca, che si avvalse della collaborazione di Fabrizio Sevesi per i dipinti delle parti architettoniche e degli ornati sulle pareti e sulla volta. Sempre al Vacca furono affidate le decorazioni delle sale di udienza degli appartamenti reali, mentre gli affreschi del piano terreno e delle rimanenti camere furono eseguiti da Carlo Pagani e Andrea Piazza. Quattro sale conservano le pareti rivestite da raffinate tappezzerie cinesi.
Terminati i lavori di ammodernamento, Carlo Felice stabilì la sua residenza estiva a Govone, svolgendovi le funzioni regali, con ricevimento di Sovrani, Capi di Stato e personaggi illustri. Alla sua morte, avvenuta nel 1831, il castello passò alla vedova Maria Cristina, che, a sua volta, lo lasciò in eredità a Ferdinando di Savoia Duca di Genova.
Nel 1897 l’Amministrazione Comunale acquistò il castello mettendone all’asta i mobili e oggetti in esso contenuti. Il Castello Reale di Govone, ora museo di se stesso quale emblematica testimonianza della vita di corte piemontese di inizio Ottocento, con deliberazione del dicembre 1997 viene annoverato tra le residenze sabaude piemontesi che l’Unesco ha inserito nella lista del patrimonio artistico mondiale (World Heritage).
Il Castello di Govone reggia sabauda nel cuore del Roero
Una facciata ricca di decorazioni e rare sculture, un vasto parco all’inglese e un giardino pensile all’italiana sono alcune delle peculiarità dello splendido maniero