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Saluzzo: la Giunta Comunale si è riunita per discutere le problematiche sul lavoro stagionale in agricoltura

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Mauro Calderoni

Mercoledì 24 giugno la giunta comunale di Saluzzo si è riunita simbolicamente al Parco Gullino in Villa Aliberti, dove da settimane stazionano decine di aspiranti braccianti, in condizioni irrispettose della dignità umana ed inadeguate ad un paese civile.

La popolazione saluzzese è molto paziente e disponibile, ma la totale deregolamentazione del mercato del lavoro, specie stagionale, crea queste situazioni che si ripetono da un decennio e diventano ancora più allarmanti in periodo di pandemia.

Giovedì 18 giugno abbiamo offerto ospitalità ad una delegazione di aspiranti braccianti che avevano organizzato un sit-in finalizzato a sollecitare un incontro con Prefetto, comuni del territorio, Coldiretti, Confagricoltura e Caritas. All’incontro erano presenti la Prefettura, i rappresentanti di altri 3 comuni (Costigliole Saluzzo, Lagnasco, Verzuolo) sui 34 che rappresentano il territorio del distretto frutticolo, Coldiretti e Caritas.

Alla mia proposta di unire le forze per far emergere a livello regionale e nazionale l’inadeguatezza della normativa vigente e la necessità di riformare il mercato del lavoro, la delegazione ha abbandonato l’aula e la manifestazione è degenerata sotto l’impulso di esponenti di gruppi antagonisti torinesi che nulla hanno a che fare coi braccianti.
Gli stessi gruppi che lo scorso anno chiedevano la chiusura del dormitorio comunale temporaneo (PAS), realizzato per dare un letto ed un tetto ai tanti aspiranti braccianti arrivati da ogni parte d’Italia, definendolo “lager”, “ghetto” o “Guantanamo”, quest’anno ne hanno chiesto la riapertura immediata.

Dispiace per gli scontri che hanno turbato la città, braccianti compresi: se non siamo di fronte ad una brutale strumentalizzazione politica e umana, siamo al cospetto di una drastica rivisitazione dei giudizi (o pregiudizi?) che lo scorso anno avvelenarono il clima di una cittadina accogliente e solidale.

Le problematiche che sono state esposte nell’incontro ci toccano: c’è un complesso normativo, frutto di una precisa impostazione ideologica, teso ad impedire una lineare integrazione delle persone straniere nel tessuto sociale ed economico.

Saluzzo torna così al centro dell’attenzione mediatica, non certo perché un piccolo comune sia l’interlocutore in grado di dare risposte esaustive ad una vicenda tanto complessa. La nostra città è piuttosto un simbolo e la nostra comunità, ampiamente intesa (Comuni di Saluzzo, Costigliole Saluzzo, Lagnasco, Verzuolo, forze dell’ordine, parti sociali, aziende e terzo settore), non si è mai sottratta al confronto ed all’impegno, anche ben oltre le strette competenze, per contenere una situazione da anni fuori controlllo.

Siamo persone accoglienti da sempre: numerose e ben integrate sono le comunità nordafricane, albanese, rumena ed è in crescita, da qualche tempo, quella centroafricana. Da anni, con un vero e proprio “volontariato delle istituzioni” realizziamo, con fatica anche se in modo non risolutivo, e i sistemi di accoglienza per aspiranti lavoratori senza dimora.

Quest’anno apprezziamo il piano di monitoraggio del Questore, la nomina di un commissario regionale per gli aspetti sanitari ed il tentativo del Prefetto di formalizzare un protocollo generale, ma finché non si aggiornerà la normativa di settore, le questioni di politica del lavoro e di integrazione continuerano a degenerare in situazioni emergenziali.

Infatti per uscire da questa logica emergenziale è urgente e necessaria una revisione delle norme che regolano il lavoro stagionale, specie in agricoltura. La Bossi-Fini è ormai anacronistica: persone che danno un contributo essenziale all’economia del Paese hanno bisogno di tutele e dignità. Qualche novità comincia a trapelare dalla recente normativa d’urgenza relativa all’emergenza Covid che aiuta a definire un quadro di competenze, seppur abbozzato:

• Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020
Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili richiama il D.Lgs. n. 1 del 2 Gennaio 2018 “Codice della protezione civile”

• Decreto Legge 34/2020 art. 103 comma 20
Al fine di contrastare efficacemente i fenomeni di concentrazione dei cittadini stranieri in
condizioni inadeguate a garantire il rispetto delle condizioni igienico-sanitarie necessarie al fine di prevenire la diffusione del contagio da Covid-19, le Amministrazioni dello Stato competenti e le Regioni, adottano soluzioni e misure urgenti idonee a garantire la salubrità e la sicurezza delle condizioni alloggiative, nonché ulteriori interventi di contrasto del lavoro irregolare e del fenomeno del caporalato. Per i predetti scopi il Tavolo operativo istituito dall’art. 25 quater del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, può avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, del supporto del Servizio nazionale di protezione civile e della Croce Rossa Italiana.
Comunque la stagione della raccolta è iniziata, quindi ben venga ogni soluzione, anche imperfetta purché veloce, che tuteli i lavoratori e supporti le aziende che compongono un settore determinante per l’economia locale e nazionale e le cui produzioni sono apprezzate in tutto il mondo, ma non si perda di vista la necessità di una riforma complessiva.
Sullo sfondo rimane l’estrema precarietà del lavoro stagionale che non può prescindere da un
sistema di collocamento nazionale e da un piano per l’ospitalità per queste forme contrattuali ultratemporanee. La pandemia di Covid ha infatti gettato nell’incertezza l’intero Paese, ma sul settore agricolo pesano anche vecchie questioni ancora irrisolte:

• la demografia
l’Italia è uno tra i paesi più vecchi al mondo, che in questo settore dipende ormai da molti anni da manodopera stagionale straniera. Nel cuneese addirittura per il 75%

• la frammentazione
un distretto produttivo ancora poco strutturato, a cui nei picchi della raccolta servono molte braccia per pochi giorni, che dovrebbe essere incentivato a fare sistema per offrire continuità contrattuale ed razionalizzare l’impiego di manodopera

• una normativa vecchia
la Bossi-Fini ha 20 anni e prevede un sistema di reperimento di manodopera basato sui flussi
dall’estero che coprono ormai solo il 5% del fabbisogno. L’anno scorso sono stati autorizzati 18.000 flussi a fronte di un fabbisogno di 370.000 stagionali

• un mercato del lavoro totalmente liberalizzato
la mancanza di un sistema nazionale obbligatorio di incrocio di domanda ed offerta di lavoro non consente di ottimizzare la compatibilità stagionale tra Nord e Sud Italia

• l’ospitalità
nel saluzzese oltre il 70% degli stagionali sono virtuosamente ospitati in azienda seppure non ci sia alcun obbligo in tal senso. Ma se è ormai evidente che questi lavoratori ultra-temporanei non hanno la capacità e la possibilità di provvedere autonomamente all’alloggio non si può scaricare il problema su aziende e comunità locali: serve un piano nazionale

• la distribuzione di valore lungo la filiera
che privilegia la GDO e punisce le aziende agricole, costrette a produrre sottocosto e gravate da contributi ben più alti della concorrenza internazionale, ma molto differenziate anche a livello italiano. L’estrema precarietà del lavoro stagionale non può prescindere da un sistema di collocamento nazionale e da un piano per l’ospitalità per queste forme contrattuali ultra-temporanee. Perché non regolamentare i flussi interni come avviene per quelli dall’estero? Si garantirebbe sicurezza al territorio, manodopera qualificata alle aziende e dignità ai lavoratori.
Le narrazioni ormai si sciolgono come neve ai timidi raggi del sole tra un acquazzone e l’altro di questo anomalo inizio d’estate. Triste il Paese che finge di non vedere quanto le proprie regole siano inadeguate e superate dalla realtà!

 

Il Sindaco
Mauro Calderoni