Home Attualità Montagna e tempo libero: Le regole per i rifugi alpini ed escursionistici

Montagna e tempo libero: Le regole per i rifugi alpini ed escursionistici

0
564

Nei rifugi alpini ed escursionistici del Piemonte non c’è più l’obbligo di usare il sacco a pelo e la distanza interpersonale nei pernottamenti scende a un metro.

Lo prevedono le nuove linee guida approvate dalla Giunta regionale, su proposta degli assessori alla Sanità, Luigi Icardi, e alla Montagna, Fabio Carosso, che dettano anche le regole da rispettare per l’ingresso al rifugio, gli ambienti comuni, il personale dipendente, l’utilizzo delle camere (dalle ore 16 per consentire tra le occupazioni un periodo minimo volto a favorire l’eliminazione di eventuali presenze virologiche residue mediante un’adeguata e prolungata areazione dei locali), dei servizi igienici e delle docce ad uso comune, la somministrazione di alimenti e bevande, l’assistenza agli ospiti e le richieste di interventi, il campeggio nelle aree esterne. Il pernottamento è consentito solo previa prenotazione, che deve essere confermata almeno 24 ore prima. Il gestore dovrà conservare la registrazione delle presenze per almeno 14 giorni.

L’eliminazione dell’obbligo di uso del sacco a pelo, carico aggiuntivo di difficile gestione per chi affronta lunghe traversate o escursioni ad alta quota, comporta per il gestore la fornitura di set monouso per lenzuola e coprifedera o biancheria lavabile a 90°C, nonché la sanificazione di coperte, piumini e ciabatte. Solo nel caso in cui ciò non sia possibile, sarà richiesto l’uso del sacco a pelo e di federa e ciabatte personali, che va specificato preventivamente al momento della prenotazione. T

“Tuteliamo uno dei principali attori economici e culturali delle nostre montagne – sottolinea il presidente Alberto Cirio – Dal rifugio simbolo Capanna Margherita, con i suoi 4.554 metri il più alto d’Europa, sono molte le strutture che senza la nostra regolamentazione non avrebbero potuto aprire o garantire un servizio adeguato”.

La decisione è stata assunta perché, come annota Carosso, “le disposizioni nazionali non tenevano conto della specificità dei rifugi d’alta quota e non ne garantivano l’operatività. Per un territorio come il nostro i rifugi rappresentano un punto di riferimento fondamentale, non solo a livello turistico ma come garanzia di sicurezza. Attività di ristoro, ma anche e soprattutto un luogo in cui dare soccorso e riparo a chi è in situazione di pericolo. Con queste linee guida la Regione ha voluto sancire un principio culturale: i rifugi sono un vero e proprio presidio della montagna”.

In Piemonte, lungo oltre 1.000 chilometri di Alpi e 15.000 chilometri di sentieri, sono presenti più di 200 rifugi escursionistici e alpini che garantiscono 6.000 posti letto e centinaia di posti di lavoro. Per sostenere la riapertura la Regione ha destinato 2000 euro a fondo perduto ad ogni rifugio nell’ambito del piano RipartiPiemonte.

Le nuove linee guida sono state accolte con favore dalle associazioni di categoria. Giacomo Benedetti, presidente della Commissione Centrale Rifugi del Club Alpino Italiano, parla di “un risultato che evidenzia ed esalta l’importantissimo ed irrinunciabile ruolo di presidio del territorio svolto dal rifugio alpino”, Bruno Vallepiano, presidente dell’Associazione Grande Traversata delle Alpi (GTA) segnala “l’impegno nel risolvere alcune problematiche essenziali di strutture ricettive inserite in un territorio meraviglioso ma fragile”, Guido Rocci, presidente dell’Associazione dei Rifugisti del Piemonte, evidenzia che “è il frutto più recente della collaborazione costruttiva che si è instaurata in questi ultimi mesi critici” e che “la Regione Piemonte si può annoverare tra quelle che, con un atto di responsabilità, ha deciso di dialogare con la rappresentanza di categoria per risolvere nel modo più naturale ed istituzionale, le lacune e le criticità delle linee guida nazionali”, Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte, accoglie positivamente “l’azione che consente ai rifugi di lavorare efficacemente in questa estate di flussi che aumentano e che devono vedere gli operatori professionali di montagna protagonisti e capaci di accogliere escursionisti non solo dall’Italia”.

c.s.