Tra le personalità che nei giorni scorsi hanno celebrato il sesto anniversario del riconoscimento a patrimonio dell’umanità attribuito dall’Unesco al castello di Grinzane Cavour e alle colline del vino piemontesi c’era anche uno degli artefici di questo traguardo, l’onorevole Ettore Paganelli, che abbiamo incontrato.
Onorevole Paganelli, come giudica il concerto organizzato per il “compleanno” Unesco?
«È stato bello che per la ripartenza ufficiale, dopo la chiusura imposta dal coronavirus, si sia scelto proprio il castello di Grinzane Cavour, l’emblema dello sviluppo del nostro territorio».
Lei, in qualità di presidente dell’Enoteca regionale piemontese Cavour, ha guidato il castello per quasi 30 anni. Che esperienza è stata?
«Si è trattato di un’esperienza impegnativa, ma decisamente stimolante. La rinascita del castello è partita negli anni ‘60, quando l’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi volle e sponsorizzò il completo restauro in vista del centenario dell’Unità d’Italia celebrato nel 1961. Fu un intervento significativo che risultò decisivo soprattutto grazie alle azioni di valorizzazione che vennero messe in atto negli anni successivi. A questo proposito, è bene citare la persona che più di tutte, intuendone le enormi potenzialità, ha voluto rilanciare il castello: Luciano Degiacomi, storico presidente della Famija Albèisa. Non c’era giorno che non mi sottolineasse l’importanza di riqualificare e dare valore al maniero, in modo da farlo diventare la punta di diamante di un territorio vocato all’accoglienza turistica e all’enogastronomia di eccellenza. Sostenni le sue idee con convinzione, anche perché, in quella direzione, si era già mosso il sindaco che mi aveva preceduto, Osvaldo Cagnasso».
Che ricordi ha di quel periodo?
«Alba stava crescendo in maniera esponenziale: la sua popolazione in poco tempo sarebbe raddoppiata, passando da 15 mila a 30 mila unità. La mia Amministrazione era principalmente concentrata a individuare soluzioni capaci di favorire questo sviluppo. Lo sforzo fu notevole perché ogni servizio cittadino andò adeguato. Pensi che, oltre ai problemi legati alla viabilità e alle scuole, si faticava a far arrivare l’acqua potabile ai piani alti dei condomìni. In parallelo, riuscimmo comunque a mantenere alta l’attenzione sullo sviluppo del settore turistico e, in particolare, sulla valorizzazione del castello di Grinzane, che non si è mai fermata e che nell’era Zanoletti ha vissuto una nuova giovinezza, grazie alla costruzione della sala congressi, un autentico gioiello perfettamente integrato con la natura circostante».
Come diceva, però, tutto ciò sarebbe stato impossibile senza un adeguato sviluppo dei servizi alla cittadinanza.
«È vero, specie per quanto concerne quelli sanitari, che non erano all’altezza. Grazie alla generosità di Franco Miroglio e Michele Ferrero e all’impegno dell’Amministrazione fu possibile mettere in funzione l’ala ospedaliera di via Pierino Belli. Il futuro è l’ospedale di Verduno che ha un pregio: aver saputo unire in modo saldo le città di Alba e Bra».
Ma ci saranno le strade necessarie per arrivare a Verduno?
«I nove chilometri mancanti dell’Asti-Cuneo vanno completati senza “se” e senza “ma”. Mi rendo conto delle difficoltà che il presidente del Piemonte Cirio deve affrontare, ma è un amministratore capace e sono sicuro che riuscirà a condurre l’iter in porto. Come testimoniano le opere che si sono realizzate negli anni in cui sono stato sottosegretario ai lavori pubblici, tra cui la circonvallazione di Bra, quando c’è la volontà, le cose si possono fare».